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Vaccini


Tersite
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80 casi (su 246) solo in Lazio??? A me sembra una cifra pazzesca! :o A voi risulta?? :o 

°°°°°

Morbillo, cominciamo a vaccinare medici e infermieri

In Lazio 80 casi tra gli operatori sanitari. La regione invita a vaccinarsi. Lopalco: “È un problema che esiste e la politica deve farsene carico”.

Foto: Pixabay
Foto: Pixabay

A fare da apripista è la Regione Lazio. Qui è partita un’offerta vaccinale rivolta agli operatori della sanità. Sì, medici e infermieri: persone incaricate di curare i malati e che invece sono tra i primi ad ammalarsi. Dall’inizio dell’anno, l’Istituto superiore di sanità conta 246 casi di morbillo tra questi soggetti, un’ottantina proprio nel Lazio. Che, rapportati ai 3.232 casi totali di contagio, dicono che ogni dieci malati di morbillo, uno indossa il camice bianco.

La giunta guidata da Nicola Zingaretti ha deciso così di correre ai ripari. Sollecitando medici e infermieri perché si vaccinino contro il morbillo. Il tutto nella regione più colpita dall’epidemia: oltre mille casi, un terzo del totale. Un provvedimento accolto con favore da Pierluigi Lopalco, docente di Igiene e medicina preventiva all’università di Pisa. “Proprio nella mia città abbiamo avuto una grossa epidemia all’interno dell’azienda ospedaliera. E non dimentichiamo che ci sono anche casi secondari non censiti come tali, ma legati all’ambiente dell’ospedale”. Banalmente, i familiari di un medico o di un infermiere ammalato che vengono contagiati. Senza dimenticare, ovviamente, i pazienti.

Ora, il decreto Lorenzin non parla di obbligo vaccinale per gli operatori della sanità. Una lacuna? “Non siamo ingiusti”, ribatte Lopalco, “questa norma nasce per frenare il calo delle coperture vaccinali nell’infanzia. Ma esiste il problema anche per medici e infermieri. E la politica deve farsene carico”.

Un appello che il docente dell’università di Pisa non lancia in maniera isolata. Proprio nella città toscana, nel marzo scorso, si è svolto un convegno sul tema. Dal quale è scaturita la Carta di Pisa, documento di quattro pagine che spiega perché sia importante vaccinare gli operatori sanitari. E come intervenire, con un meccanismo di disincentivi, affinché le coperture vaccinali si alzino anche lungo le corsie degli ospedali.

Per esempio, si propone di vietare l’accesso in reparti ad alto rischio per i pazienti. “Non si può entrare in sala operatoria, non si possono svolgere alcune mansioni. In particolare, sul morbillo, l’opinione è che si dovrebbe vietare l’accesso all’intero ospedale”. Misure che possono arrivare all’introduzione dell’obbligo vaccinale anche per medici e infermieri nel caso in cui non si riescano ad alzare le coperture. “È deontologicamente e moralmente inaccettabile”, si legge nel documento, “che l’operatore sanitario possa egli stesso diventare fonte di contagio di malattie prevenibili con vaccini”. A firmare il testo sono stati una serie di medici del lavoro e di igienisti, oltre ad un gruppo di società scientifiche. “È un documento di advocacy, che vuole spingere il legislatore a muoversi”, aggiunge Lopalco.

In tutto questo resta quello che può apparire come un paradosso. Ovvero quello per cui chi lavora nella sanità sia tra coloro che non sono vaccinati. In realtà, di paradossale non c’è nulla. Intanto, chi lavora oggi negli ospedali ha un’età per cui da bambino non ha ricevuto il vaccinato contro il morbillo. Che è stato introdotto in Italia tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta. “A questo si aggiunge il fatto che negli ultimi anni c’è stata una riduzione della circolazione della malattia”, legata proprio alla diffusione dei vaccini.

E quindi, prosegue Lopalco, “oggi è alta la probabilità di essere arrivati all’età adulta senza essere stati vaccinati”. Ma anche senza aver contratto la malattia. Ovvero per essere degli ‘ottimi’ candidati ad ammalarsi. E, potenzialmente, anche a contagiare i pazienti ricoverati all’interno degli ospedali. Ecco perché, oltre che nei bambini, è importante risollevare le coperture vaccinali anche tra gli operatori sanitari.

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Inviato (modificato)
11 ore fa, Toremoon dice:

il criterio dietro cui qualcuno nasconde le reali intenzioni dell'obbligo è la salvaguardia dell'essere umano quando questi non può prendere decisioni da sè, diritto che non garantiamo, però, nei casi di aborto volontario. 

 

L'obbligo, che non ritengo efficace, tutela i bambini da genitori che negano loro cure fondamentali. Un bambino diventa tale dalla nascita.  Anche il feto ha varie tutele giuridiche (l'aborto nella maggior parte delle democrazie è consentito solo nei primi tre mesi, e in casi limitati nei secondi 3), ma non è considerato una persona. 

 

Modificato da Tersite
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1 ora fa, Tersite dice:

 

L'obbligo, che non ritengo efficace, tutela i bambini da genitori che negano loro cure fondamentali. Un bambino diventa tale dalla nascita.  Anche il feto ha varie tutele giuridiche (l'aborto nella maggior parte delle democrazie è consentito solo nei primi tre mesi, e in casi limitati nei secondi 3), ma non è considerato una persona. 

 

 

La capacità di agire infatti giuridicamente parlando richiede che la persona sia nata, intendendo con questo la fuoriuscita dall'utero materno. 

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intanto l'obbligo si sta ridimensionando, si toglie il meningococco, si abbassano le multe, si toglie il riferimento alla patria potestà che peraltro non esiste da tipo 30 anni

http://www.repubblica.it/salute/2017/07/06/news/dl_vaccini_passa_l_emendamente_che_fa_scendere_quelli_obbligatori_da_12_a_10-170064193/

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  • 2 settimane dopo...
  • 1 mese dopo...

Le evidenze scientifiche sono tanti fatti messi insieme 

È come dire che la storia di mio cugino vale più di un campione di n cugini

O che io vedo il sole girare intorno alla terra e questo vale più di quello che raccontano i professoroni

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2 ore fa, Tersite dice:

Le evidenze scientifiche sono tanti fatti messi insieme 

È come dire che la storia di mio cugino vale più di un campione di n cugini

O che io vedo il sole girare intorno alla terra e questo vale più di quello che raccontano i professoroni

 

No, è come dire che la scienza serve per spiegare i fatti, che esistono anche quando non c'è evidenza scientifica della loro esistenza. 

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9 ore fa, Toremoon dice:

No, è come dire che la scienza serve per spiegare i fatti, che esistono anche quando non c'è evidenza scientifica della loro esistenza. 

 

Ogni bambino autistico nel primo anno di vita beveva latte. E' un fatto. Nessuno nega che questo fatto esista, men che meno la scienza.

Il compito della scienza è studiare questo fatto su larga scala e dedurre se è indicativo di una correlazione tra i due eventi, bere latte e autismo, o se è un fatto che non ha alcun significato.

 

Le evidenze scientifiche attuali ci dicono che non c'è correlazione tra bere latte e autismo. Tuttavia quel fatto esiste.

Se ritieni che i fatti contino più delle evidenze scientifiche non so che dirti, Tore, se non che mi auguro tu faccia la scelta più sensata per tuo figlio.

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