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Un'opposizione seria, attenta ed onesta


Toremoon
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Ottima idea quella di adibire un'area della città ad ospizio per poveri. Un'idea che era da molto che cercavo di alimentare. Peccato che capiti al Real Albergo dei Poveri, una struttura MERAVIGLIOSA che nel resto del mondo sarebbe un fantastico museo. Meglio di nulla, però.

albergo_poveri6.jpg

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  • 1 mese dopo...

E dopo Raphael Rossi e Narducci, ecco la terza testa che cade.

E' il professor Realfonzo, assessore al bilancio.

Se ne va rilasciando note piene di astio nei confronti di un sindaco incapace e colluso, così come hanno fatto in precedenza Rossi e Narducci.

De Magistris lo ha già querelato.

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  • 1 mese dopo...

Bellissima intervista all'ex assessore al bilancio Realfonzo su cosa sia De Magistris per Napoli

http://www.fanpage.it/napoli-l-ex-assessore-al-bilancio-si-racconta-ecco-perche-de-magistris-mi-ha-cacciato/

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posto che per me è un cialtrone populista, quindi non dico per difenderlo ma per pura curiosità: ma davvero è il sindaco più amato d'italia?

http://www.vesuvius....alia-14256.html

(intendo domandarti: com'è che garba tanto ai napoletani?)

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Ecco il giudizio della sinistra che sosteneva dema PRIMA delle elezioni

NAPOLI L'OPINIONE DELLA SINISTRA ENGAGÈ«Caro sindaco, dov'è la rivoluzione?»Registi, scrittori, attivisti del sociale, street artist,

danno i voti ad un anno di giunta de Magistris

dema--140x180.jpg?v=20120910105527Luigi de Magistris

NAPOLI — A Napoli il conflitto tra spirito e materia si traduce nello scontro tra il volo rivoluzionario arancione e le materialissime buche su via Marina. Dissidio insanabile, messo in luce anche dagli intellettuali, o come vuole la dizione corrente «lavoratori dell'immateriale», e attivisti della sinistra impegnata, engagé: simpatizzanti o semplicemente non ostici all'avvento di Luigi de Magistris a Palazzo San Giacomo. Il Corriere li ha interpellati ponendo una domanda: che giudizio dà dell'operato del sindaco dopo oltre un anno di amministrazione?

IL REGISTA LUGLIO- Il giro di valzer inizia con Carlo Luglio, autore di numerosi lavori sulla città suburbana e periferica. «Per la cultura, si sa, non ci sono risorse perciò è difficile esprimersi. Certo, alcuni sforzi sono stati fatti, vedi il Pan, ma non abbastanza — afferma Luglio — Sotto l'iceberg dei grandi eventi brulica un mondo di realtà associative che aspetta da sempre di essere valorizzato. Ma direi che su tutto, e lo dico da operatore culturale, va curata la manutenzione della città senza la quale l'effetto positivo Ztl si annulla. Le buche, caro sindaco, il manto stradale ridotto malissimo. Ad agosto ho ospitato due americani. Sono rimasti affascinati da tanti scorci di città ma scioccati per sudiciume, sciatteria e strade groviera. Il sindaco prende in prestito De Andrè per definirsi "ostinato e contrario"; qualità secondo lui utili a cambiare una città immobile. Va bene. Però occorre anche saper ascoltare. Invece mi dà l'idea di una persona disponibile a recepire le istanze ma soltanto pro forma».

CRITICAL MASS - Cambiamo prospettiva, i ciclisti. Giuliano Montieri è attivista di Critical mass, raduni di amanti della bici sensibili ai temi dell'ambiente. «Della pista ciclabile, ovvio, non posso che essere contento anche se andrà valutata quando sarà operativa. È un segnale positivo, come la Ztl. Purtroppo — continua — c'è il rovescio della medaglia. Le Ztl "salvano" alcune zone dal traffico ma lo travasano in altre, visto che l'opzione mezzi pubblici - insufficienti - viene scartata dalla maggior parte dei cittadini che continuano a usare l'auto per spostarsi. Faccio un esempio: abito ai Quartieri spagnoli, dove con la Ztl sono aumentate macchine e scooter. Poco tempo fa, col passeggino, ho osato attraversare, via Quartieri, il tratto da Montesanto a piazza Trieste e Trento: allucinante. Poi c'è la differenziata: de Magistris e i suoi assessori vantano successi ma intanto al centro storico e Montecalvario, parte non secondaria della città, è lettera morta».

FIGLI DEL BRONX E LANZETTA - Sull'azione del Comune in periferia chiediamo lumi a Gaetano Di Vaio della casa di produzione cinematografica Figli del Bronx e a Peppe Lanzetta. Il primo promuove, il secondo boccia. «Il sindaco ha trovato un disastro — ragiona Di Vaio — Costruire sulle macerie create dai predecessori non è facile. Ma quanto fatto finora per me è positivo. Il mio giudizio però potrebbe subito cambiare se mi accorgessi che persino una giunta animata da grande volontà come questa perseverasse nell'errore di ignorare le forze giovani della periferia e delle zone più popolari. Se i ragazzi di Scampia saranno trattati come "problemi" e non come risorse allora è davvero la fine». Lanzetta invece vede nero. Infernapoli non cambia? «Che ti posso dire? No, è sempre uguale. All'inizio del suo mandato ero pervaso da una grande energia ma s'è dispersa. Ho creduto nel progetto di una cittadella della cultura a Scampia ma con grande onestà quando ho capito che anche questo sindaco strizza l'occhio ai soliti noti, da Romeo alla Faraone Mennella, ai poteri forti e alla politica dei grandi eventi, ho perso la speranza. E questo atteggiamento va di pari passo con le denunce di De Simone e Marotta, giganti dimenticati. Perciò dico "Viva De Simone, viva Marotta", e questo è il mio giudizio di un anno di de Magistris».

SATIRA A FUMETTI - Diego Miedo è uno street artist, il primo a fare satira sul sindaco con le strisce pubblicate su Monitor. «I miei fumetti sono parodia ma fino a un certo punto. C'è molta demagogia nel suo modo di fare. Troppi paradossi. C'è il lungomare libero e la Cumana che passa ogni 40 minuti. Ci sono le Ztl ma non ci danno la possibilità di arrivarci». Giudizio severo: e se fosse stato eletto Lettieri le sue vignette sul sindaco sarebbero state da querela? «Questo discorso destra o sinistra non vale più. Con l'elezione diretta si guarda l'uomo non la sigla d'appartenenza. All'inizio de Magistris era spavaldo ma adesso, viste le enormi difficoltà, tenta di mediare un po' su tutti i fronti. Strano per un rivoluzionario».

LA «BALENA» DELL'EX ASILO - Gli attivisti della «Balena» da marzo occupano l'ex Asilo Filangieri, sede del Forum delle culture. Il Comune ha sempre cercato il dialogo. Mai una minaccia di sgombero. Ugo Capolupo, filmaker, è occupante della prima ora: «Sull'Asilo de Magistris ha assunto una posizione interlocutoria, da osservatore della nostra autogestione. Anche se i nodi verranno al pettine quando la macchina del Forum dovrà necessariamente partire». Andrea, altro esponente della Balena, plaude alla delibera sull'esperimento di uso civico e autogestione dell'Asilo firmata dall'assessore ai Beni comuni Lucarelli. Ma nutre dubbi sulla messa in pratica. «Do un giudizio positivo dell'azione del Comune; giudizio che però si offusca a causa di forme di resistenza, sempre all'interno a Palazzo San Giacomo, vedi l'assessorato al Patrimonio, che non vedono di buon occhio l'applicazione di una delibera che prevede l'uso di un bene comunale diverso da vecchie logiche procedurali».

«PERIFERIE SENZA STRATEGIA» - Infine, il geologo Riccardo Caniparoli, illo tempore tra i primi firmatari del documento per de Magistris Sindaco. «Con la sua squadra di lavoro mi è sembrato — argomenta — politicamente schizofrenico. Penso ai casi Realfonzo e Narducci. E poi la mobilità: si dice che Anm, Sepsa e Circum sono in crisi…per forza! Tantissime risorse le risucchia la costruzione della Linea 6, opera dannosa per la villa comunale oltre che poco utile. La periferia? Come minimo non c'è una visione progettuale. Se fossi assessore punterei sulla de-urbanizzazione. Napoli è l'unica metropoli occidentale con una periferia con una densità abitativa maggiore del centro. Tra Pompei e Scafati è stato inaugurato un mall nell'ex cartiera con tanto verde, spazi per i bimbi, cinema. Un centro commerciale "intelligente". A Napoli lo vedrei bene nell'ex birreria a Miano, ma il Comune non ci pensa minimamente, per le periferie si naviga a vista».

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Articolo PERFETTO che dà uno schizzo della rivoluzione arancione:

Quasi un anno e mezzo di rivoluzione arancione e Napoli traccia i primi bilanci. Il sindaco ha “liberato il lungomare” e richiamato eventi. Ma poi? Autobus ridotti perché mancano i soldi per la benzina, periferie abbandonate, refezione scolastica al palo. Certo, la munnezza della vergogna non c’è più e solo questo potrebbe valere il prezzo del biglietto. Ma anche i suoi fan cominciano ribellarsi e c’è chi scomoda Lauro per ricordare un periodo così buio per Napoli.

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Luigi de Magistris festeggia la sua elezione a sindaco di Napoli (Afp)

13 settembre 2012 - 11:46

Napoli. Maggio 2011. Con il 65% dei consensi (e quasi un elettore su due astenuto), Luigi De Magistris vince il ballottaggio per la poltrona a sindaco di Napoli distaccando Gianni Lettieri di 30 punti. “Napoli è stata liberata”, dichiara ai microfoni. La sera si fa festa in Piazza Municipio, davanti a Palazzo San Giacomo, sede del Comune. I suoi elettori scendono per strada. La gioia esplode: auto in festa, clacson impazziti in un tripudio di arancione. Lui fende la folla sventolando una bandiera arancione, sale sul palco, si lega in testa la bandiera come una bandana e urla: “Abbiamo scassato e abbiamo arrevotato!”.

È passato un anno e mezzo e De Magistris sembra aver spaccato davvero, anche se forse non come intendeva lui. Il sindaco ha innanzitutto creato due importanti smottamenti nella sua stessa giunta: nel giro di soli dodici mesi ha perso, infatti, due dei suoi assessori più fidati, Pino Narducci e Riccardo Realfonzo per il venir meno della condivisione di obiettivi e modalità di azione. Soprattutto le dimissioni di Narduci, magistrato come il sindaco, hanno fatto discutere tanto a Napoli.

Anche all’interno della città il sindaco pare aver creato una frattura. C’è chi, tutto sommato, è contento delle piccole rivoluzioni effettuate, come la zona traffico limitato e il lungomare liberato, e chi, invece, non perdona al sindaco di non aver affrontato, nei tempi record che aveva annunciato, e anche se con i pochi soldi a disposizione, i problemi endemici della città, come la criminalità a Scampia, la manutenzione delle strade e la precarietà dei trasporti.

Poi c’è il capitolo spazzatura. E qui una parentesi è doverosa. È vero che le strade non sono più sepolte sotto quintali di sacchetti, che la vergogna di Napoli non fa più il giro del mondo, e questo è un merito di cui non ci si può dimenticare. De Magistris è riuscito laddove altri hanno fallito per anni e anni. E, da sola, la soluzione di una delle più gravi crisi che l’Italia ricordi negli ultimi anni potrebbe valere il prezzo del biglietto. Anzi, per chi osserva Napoli da lontano, sicuramente è così. Ma per chi ci vive è giusto sottolineare che non tutto è risolto. La raccolta differenziata, ad esempio, che pure è stata uno dei baluardi della campagna elettorale del primo cittadino, stenta a decollare. Ci sono poi le opere che a Napoli giacciono abbandonate, come ad esempio

, o lo stadio San Paolo, per non parlare delle cosidette aree di sviluppo, Bagnoli e Napoli Est, che non decollano mai.

L’ultimo inciampo della giunta De Magistris è quello relativo alla refezione scolastica. Il Comune bandisce un appalto verde innovativo, poi, per un pasticcio amministrativo, la gara viene prorogata. Si ricorre ad una procedura accelerata di emergenza, con il risultato che l’anno scolastico inizierà su vecchie logiche e non su quelle rivoluzionarie immaginate. Il tutto nella solita modalità napoletana: lavorare nell’emergenza. Insomma, dov’è la rivoluzione democratica arancione?

L’impotenza e la frustrazione della parte di città che, pur avendo votato il sindaco, inizia a consegnargli una pagella con qualche voto insufficiente, è evidente nelle parole di Chiara, 22 anni, universitaria. Un anno e mezzo fa, Chiara ha scelto De Magistris come suo sindaco e ancora lo sostiene. Oggi Chiara ha affidato a Facebook una lettera aperta al sindaco in cui descrive i disagi che è costretta a subire per recarsi all’Università con i mezzi pubblici, in una città in cui il traffico regna sovrano, e dove, in conseguenza dei tagli ai trasporti, proprio nel momento del rincaro del prezzo della benzina, sono state soppresse diverse linee dalla società municipalizzata. Alla frustrazione per il disservizio, si aggiunge, per Chiara, ciò che vede camminando per la città: blatte, strade dissestate, spazzatura. È amara la chiusura della sua lettera: “Io l’ho votata, Lei ha SPACCATO anche grazie a me. Ora le chiedo gentilmente di ricordarmi i motivi che mi hanno spinta, quel giorno, a cedere il mio voto, anzi, la mia fiducia e le mie speranze a Lei”.

Chiara fa parte di quella porzione di napoletani che hanno votato il sindaco nella speranza si risolvessero i piccoli grandi problemi legati alla vita quotidiana, alla sopravvivenza. Quelli a cui non basta che il lungomare sia stato liberato e che ci sia la Ztl, ma che vorrebbero mezzi pubblici adeguati per raggiungere scuola e lavoro, poter camminare in strade pulite, poter fare la raccolta differenziata, sentirsi, semplicemente, bene.

L’altra parte della città, invece, è quella felice di poter tornare a camminare accanto al mare, mangiare una pizza sotto la luna, guardare la Coppa Davis in mezzo alle luci delle barche ancorate in rada, rimanere incantati davanti allo spettacolo dell’America’s Cup, perché è una cosa talmente rivoluzionaria per una città come Napoli, che poco importa se i parcheggi non ci sono e le strade sono chiuse senza criterio. L’importante è che Napoli viva, che qualcosa si muova, va bene così, continuiamo a sperare.

Le innovazioni della giunta De Magistris hanno riguardato soprattutto la parte migliore della città. Ma le periferie? Sulle pagine del suo giornale, Marco Demarco, direttore del Corriere del Mezzogiorno, accusa la sinistra arancione, “rivoluzionaria e scassa tutto”, di aver preferito Chiaia a Scampia, quartiere, quest’ultimo, centro degli interessi di droga e camorra, dove si continua a morire per le strade. De Marco ne fa una questione di opportunismo politico ed elettorale. Ma quando verrà il turno della periferia? È vero, soldi ce ne sono pochissimi, ma perché quei pochi che ci sono non vengono mai spesi a Scampia? Un’analisi dura e stroncante, quella del direttore del quotidiano napoletano, ma quanto condivisibile?

Giovandomenico Lepore, ex procuratore capo di Napoli, quindi collega del sindaco, oggi in pensione, salva la giunta arancione “sì e no”. Lepore ritiene che le poche risorse disponibili andavano spese meglio, dividendole tra Chiaia e le periferie. Il magistrato conosce bene la realtà di Scampia, per averci lavorato nel suo momento peggiore e delinea un quadro abbastanza inedito quando afferma che il traffico di droga si è spostato verso altre zone della città: “Grazie all’azione di polizia e carabinieri, oggi Scampia non è più zona di spaccio ma raccoglie gente che viene da fuori, soprattutto da Melito e Arzano. Se accade un fatto di cronaca ad Arzano si dice che è successo a Scampia, ma questa è disinformazione”. Lepore, però, sottolinea la necessità di intervenire al più presto sul quartiere: “Per anni la gente di Scampia è stata illusa con promesse mai mantenute. Bisognerebbe attingere ai Fondi europei, abbattere le Vele, utilizzare finalmente le case sequestrate alla camorra. Bisogna collocare in qualche modo la gente che ha occupate abusivamente le Vele per decenni. Non si può passare dalla tolleranza massima alla tolleranza zero”.

Sugli interventi a Chiaia, invece, l’ex procuratore capo richiama l’attenzione del sindaco sulla programmazione: “Serve gente che pianifichi, non si possono improvvisare le cose: non posso liberare il lungomare e chiudere una città in due giorni, prima devo creare delle alternative”.

Se il giudizio di Lepore suona come una via di mezzo tra una promozione e una bocciatura, per l’attenuante della scarsità dei fondi a disposizione della giunta, Gerardo Ragone, sociologo della Federico II, attua una stroncatura tout court: “Non siamo mai stati così male come adesso, da Lauro in poi. È una delle peggiori esperienze che ha vissuto la città e la cosa più grave è che oggi non c’è nessuno che abbia la forza di reagire. Speriamo solo che passi presto”.

Quello che Ragone contesta soprattutto all’amministrazione De Magistris è di sembrare “un ufficio direttivo di un’azienda che organizza eventi”. A suo parere, liberare un lungomare dalle auto non vuol dire renderlo più bello: “Via Caracciolo è bella così com’è, non migliora se ci mettiamo i trenini per i bambini, anzi, il valore culturale intrinseco si perde”. Liberare il lungomare? Sì, dice il sociologo, ma dalla spazzatura, come fosse una strada di Vienna, non rendendola “una Disneyland di provincia. Quello che sta accadendo a Napoli è la nazionalizzazione degli svaghi, qualcosa che si faceva in Unione Sovietica”.

Con la sua stroncatura decisa, Marco Demarco solleva importanti dubbi sull’operato del sindaco ma, indirettamente, fa il suo gioco nel dargli ulteriore visibilità sui media. I processi sui giornali piacciono tanto a De Magistris ed è questa la sua colpa maggiore secondo Ragone: amare le apparizioni sui media più di se stesso.

Chi ha votato De Magistris l’ha ritenuto soprattutto un contrasto netto con il passato. Siamo forse al momento dei rimpianti? Quando era ancora magistrato, il sindaco disse “se fosse stata utilizzata la metà dei fondi arrivati, la Calabria poteva essere una piccola Svizzera”. E Napoli? Con il Comune sull’orlo del dissesto, valeva davvero la pena liberare il lungomare o piuttosto dare la precedenza alle emergenze? Se fosse un libro, il primo anno e mezzo di giunta De Magistris potrebbe chiamarsi “Cinquanta sfumature di arancione”.

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  • 4 settimane dopo...
  • 2 settimane dopo...
  • 2 settimane dopo...

Più passano i mesi e l'incazzatura per l'elezione di De Magistris si attenua (ma è grande, per cui sono ancora molto incazzato).

Al suo posto ha preso spazio un sorriso sardonico che mi proietta in fronte una scritta: "Ve l'avevo detto".

De Magistris ha spaccato la città. Se prima era uno scontro fra società civile e delinquenti, adesso lo scontro è interno alla società civile. Sta imponendo le sue scelte alla stragrande maggioranza della popolazione che non può fare altro che subirle.

Scrivo questo post perchè quello che mi aspettavo da un sindaco del genere (un 8) è che avrebbe fatto le sue scelte non contro la popolazione civile, gli onesti, quelli che hanno meno potere, ma contro i camorristi, i delinquenti, quelli che ci impongono i pizzi quotidiani e ci fanno vivere peggio di quanto potremmo.

No. Loro hanno ancora vita facile. Gli scontri a Scampia (con vittime innocenti), la microciriminalità, le baby-gang e i parcheggiatori abusivi (guardatevi il video di Striscia la Notizia: è inquietante perfino per me che ci vivo e ci lavoro lì) sono lì a ricordarci quotidianamente chi è che comanda in città, mentre le periferie continuando ad essere degradate, la scuola è senza refezione e il lavoro sta raggiungendo i minimi storici.

Notizia di questi giorni, poi, è un ulteriore pezzo di giunta fatta fuori (a quanti siamo in poco più di un anno? Ho perso il conto). Ecco che ci saluta il City Manager, Silvana Riccio, che si è rifiutata di firmare per delle assunzioni che avrebbero fatto sforare il patto di stabilità.

Davvero non ho molte parole. Ma sto seduto sulla riva del fiume e preparo il mio striscione: "Ve l'avevo detto".

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per me la distinzione tra politica buona e politica cattiva è sempre più una questione di forma e di metodo.

de magistris è l'ennesima dimostrazione che l'uomo forte e ciarlatano può infiammare tante pance, ma le cose ammodo le fanno le persone noiose.

in questa società dell'immagine ben sviscerata da debord (o forse deleuze, devo controllare su wikipedia se voglio continuare a citarli a caso - probabilmente van bene entrambi) è sempre più facile andar dietro al guascone di turno.

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  • 1 mese dopo...
  • 2 settimane dopo...

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