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Parigi sotto attacco


The Duke
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debbo fare il forumista antipatico che fa notare che l'aveva già detto

ovviamente non si può stabilire un legame immediato e sarebbe insensato gettare il silenzio sopra episodi del genere.

tuttavia c'è da dire che l'aspetto senza precedenti dell'isis è l'attenzione per la comunicazione, per cui usa video all'avanguardia mentre pochi anni fa bin laden appariva con messaggi sfigati in abiti sdruciti con accanto un kalashnikov.

l'effetto mediatico per la loro azione è fondamentale, e l'enfasi insensata dei media europei in questo è un ottimo fiancheggiatore.

questo grafico per esempio fa pensare. erano tempi diversi, terroristi diversi etc., ma fa pensare.

https://www.statista.com/chart/4093/people-killed-by-terrorist-attacks-in-western-europe-since-1970/

La forza di FACEBOOK (dove l'ha postato Brett, senza articolo ma solo immagine) sovrasta i Fora (dove l'avevi postato tu con il link all'articolo) :)

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che stress sti complottisti...

per come funziona internet, non fa tanti danni un idiota che si apre un sito che si chiama saltoquantico e scrive le sue cazzate.

la cosa grave, ma tanto, è che pubblicazioni ufficiali considerate credibili dal pubblico pubblichino articoli come questo

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/28/terrorismo-suggerimenti-per-gli-inquirenti-di-bruxelles-e-di-parigi/

questo esemplifica la pericolosità della degenerazione dell'informazione su internet e la necessità, purtroppo, di un controllo centrale.

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post scriptum

apprezzo il commento in calce aggiunto da peter gomez

Leggo ora il post di Giulietto Chiesa e non sono stupito dalle reazioni che suscita. Nessuno qui a ilfattoquotidiano.it condivide i suoi strampalati interrogativi sugli attentati. Lo abbiamo dimostrato seguendo con puntualità la cronaca dei fatti. Pubblicando decine di interviste a investigatori, esperti e magistrati. E pure qualche scoop.

Detto questo credo che sia giusto ammettere un nostro errore. Le righe che scrivo solo ora sarebbe stato più corretto pubblicarle in contemporanea col post di Giulietto. Senza però censurarne il contenuto. Come è noto quello dei blog è uno spazio libero in cui è consentito ai blogger esprimere opinioni che non corrispondono alle nostre. In ossequio a un principio liberale a cui non intendiamo venir meno. Nei prossimi giorni, in ogni caso, ci occuperemo di questo tipo di teorie complottistiche con un’inchiesta giornalistica. Rispondere coi fatti, e non con la censura, alle parole è sempre la via migliore. Sarà un dibattito interessante.

Peter Gomez

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Mi pare che l'articolo sia ineccepibile. I terroristi quando colpiscono non tengono uomini per un secondo attacco, perché sanno che subito dopo la loro città viene setacciata da cima a fondo. E a Bruxelles, la capitale europea della jihad a quanto sembra, quello era il massimo che hanno potuto fare.

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2 hours ago, Tersite said:

avrebbe avuto un effetto comico una trasmissione che all'indomani degli attentati avesse invitato lui

 

http://www.lastampa.it/2016/03/29/esteri/gli-attentati-di-bruxelles-la-prova-che-lisis-bluffa-e-sta-per-morire-gI1MtaghPEQpQ9AqaueHFI/pagina.html

Cita solo tutto quello che ha perso l'ISIS... Perché non cita anche tutto quello che ha conquistato? 

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19 minutes ago, SCRIGNO MAGICO said:

Non è corretto giornalisticamente fare un resoconto di ciò che hanno perso e non dire cosa hanno ancora e cosa avevano conquistato prima. Sarebbe come se presentassi un bilancio citando solo le voci al passivo. 

Trovo l'articolo piuttosto rigoroso, di una puntualità che un giornalista non potrà mai raggiungere. In TV sarebbe sembrato un alieno.

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Come detto, mancano dati per dare un quadro completo, così è una visione parziale che impedisce di farsi un'idea completa.

Se hai 100 territori e ne hai perso uno è niente. 

Se ne avevi 2 e ne hai perso 1, ti sei dimezzato. 

Sicuramente sono dati che ha e sa, non doveva ometterli. 

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5 minutes ago, SCRIGNO MAGICO said:

Come detto, mancano dati per dare un quadro completo, così è una visione parziale che impedisce di farsi un'idea completa.

Se hai 100 territori e ne hai perso uno è niente. 

Se ne avevi 2 e ne hai perso 1, ti sei dimezzato. 

Sicuramente sono dati che ha e sa, non doveva ometterli. 

Bene, dovremmo essere sempre così esigenti e scettici di fronte alle informazioni.

L'articolo è un'intervista che verte sugli attentati di Bruxelles. L'ultima domanda è sul suo libro e l'autore risponde citando le perdite territoriali del daesh nell'ultimo anno.

Domani ti cerco un link con delle mappe, insisto che si tratta dell'articolo più fondato e completo che abbia letto finora su un quotidiano a tiratura nazionale.

 

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Guarda che non sono affatto scettico, la mia era solo la precisazione di un lettore attento, da un punto di vista giornalistico, e se ci pensi bene, logico. 

 

Sicuramente è una fonte più che autorevole, e soprattutto mi auguro abbia ragione anche se mi sembra troppo sicuro e ottimista. 

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10 hours ago, SCRIGNO MAGICO said:

Come detto, mancano dati per dare un quadro completo, così è una visione parziale che impedisce di farsi un'idea completa.

Se hai 100 territori e ne hai perso uno è niente. 

Se ne avevi 2 e ne hai perso 1, ti sei dimezzato. 

Sicuramente sono dati che ha e sa, non doveva ometterli. 

Mettiamola così: è un articolo di considerazioni generali su tutti i fronti, che comprende sia quello siriano che quello europeo, se così si può chiamare: non è un riassunto per chi si fosse sintonizzato adesso, altrimenti ogni articolo sulla guerra dovrebbe essere sempre lungo 20 pagine, mentre è plausibile che se uno vuole fare un'analisi parta dal presupposto che chi legge abbia almeno una vaga conoscenza dell'andamento della guerra. Altrimenti, l'articolo si chiamerebbe "come si è mosso il fronte negli ultimi 3 anni".

 

Per comodità, questa è la situazione nell'ottobre 2015. Letta con l'ottica della guerra nel deserto, che segue regole tutte sue (una su tutte: l'estensione territoriale vale zero), gli ultimi sviluppi sono stati tutti sfavorevoli all'IS.

Carta di Laura Canali

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In Libia e in Africa non c'è l'IS vero e proprio, ci sono gruppi che ne condividono il "marchio" ma non dipendono assolutamente da Al Baghdadi e non ne condividono nè l'armamento nè le risorse. Di fatto, quello che si fa chiamare IS in Libia è una delle tante milizie presenti e limitate ad una sola città. E' un dettaglio insignificante nel quadro della situazione libica: appena Tripoli e Tobruk si mettono d'accordo (con le buone o con le cattive, come sembrano tentare di fare ora), ci sarà un esercito regolare che riconquisterà tutte le città tenute dalle milizie, isolate tra loro e incapaci di aiutarsi le une con le altre.

La cartina di Limes sulla situazione in Libia a fine dicembre 2015

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