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Estinte 844 specie in 500 anni


Milurdein
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Lo rivela un rapporto della Nazioni Unite

È la peggiore ondata di estinzioni ambientali dalla scomparsa dei dinosauri

OSLO - Gli esseri umani sono responsabili della peggiore ondata di estinzioni ambientali dalla fine dei dinosauri, 65 milioni di anni fa. Lo rivela un rapporto della Nazioni Unite. La lista rossa compilata dall'Onu conta almeno 844 specie di animali e piante che sono «sparite» negli ultimi 500 anni, dal dodo, l'uccello delle isole Mauritius, al rospo dorato della Costa Rica.

ALLARME ONU - Secondo l'analisi redatta dal Segretariato della Convenzione Onu sulla biodiversità alcuni habitat, dalle barriere coralline alle foreste pluviali tropicali, sono sempre più in pericolo. I fattori che provocano i maggiori danni all'ambiente, nel quale vivono animali e piante, sono ricollegabili all'aumento della popolazione umana: inquinamento, espansione delle città, deforestazione, riscaldamento della Terra e introduzione di «specie aliene» (come ad esempio le circa 300 specie invasive - molluschi, crostacei e pesci - provenienti dal Mar Rosso introdotte nel Mar Mediterraneo dopo l'apertura del Canale di Suez).

ONDATA DI ESTINZIONI - Si calcola che attualmente il tasso di estinzione sia mille volte più veloce di quello storico e ciò sta mettendo a rischio l'obiettivo fissato nel 2002 in un summit dell'Onu a Johannesburg «di raggiungere, entro il 2010, un significativo calo dell'attuale tasso di distruzione della biodiversità». Ogni anno vengono distrutti circa 7,3 milioni di ettari di foresta, un'area grande come l'Irlanda. La cifra resta preoccupante anche se è di poco inferiore degli 8,9 milioni del decennio 1990-2000. Inoltre, ogni anno i costi derivanti esclusivamente dalla distruzione ambientale causata da insetti nocivi introdotti in Australia, Usa, Sud Africa e Gran Bretagna superano i 100 miliardi di dollari. Nonostante ciò, gli aiuti per rallentare la perdita di biodiversità sono diminuiti da 1 miliardo di dollari a 750 milioni dal 1998 e la percentuale delle zone protette resta esigua (12% delle terre e 0,6% degli oceani).

20 marzo 2006

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