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Feltri e Avvenire


Milurdein
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Feltri è un povero stronzo, diffidare di lui non è essere complottisti, è avere un minimo di cervello.

Ho il sentore che probabilmente ci fosse una destra "alla Fini" la voterei. Questo perchè è con somma gioia che almeno posso dimostrare a qualcuno (me stesso) che l'aut aut filoberlusconiano-comunista è la madre delle cazzate sulla quale si basa la politica di questo uomo di merda. E per dimostrare una volta di più che non siamo in democrazia bensì in una mignottocrazia. Dove le puttane non sono quelle che si porta il tipo in villa bensì il pueblo. Questo fatto del "compagno" Boffo e di Feltri è l'ennesima presa per il culo. E per capirlo non serve essere comunista, così come per cascarci non bisogna necessariamente essere di destra. Basta essere solo un po' tanto coglioni e badare solo ai cazzi strettamente propri.

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Feltri è uno stronzo, però quando c'è da parlare chiaro non si tira mai indietro. Inutile dire che Berlusconi approvi ogni singola parola di questo articolo. E non si può negare di centrare parecchie di quello che Fini sta cercando di fare, non so se sia il colle, certo che così facendo la successione del nano non gli verrà mai.

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perfetta:

“Il capolavoro di Feltri (semantico e psicologico) è credere e far credere ai suoi lettori che questo linguaggio sia di fronda, sia «fuori dal coro», sia di opposizione. Così che si possa rimanere conformisti, con tutti i comfort e le pigrizie del caso, però con un’aura di coraggiosa libertà di spirito, della serie «a me non la raccontano».”

- Michele Serra, citato su “A me non la raccontano” | Wittgenstein

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  • 2 settimane dopo...
  • 2 mesi dopo...

Ancora una volta questo ammette serenamente di dire balle senza accennare a smettere di farlo.

http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-31/boffo-casochiuso/boffo-casochiuso.html

Il direttore de 'Il giornale' risponde con un editoriale a una lettrice: "Si trattò di una bagatella e non di uno scandalo"

Per Monsignor Domenico Pompili oggi "si conferma il valore della persona e dell'ex direttore di 'Avvenire'"

Caso Boffo, Feltri fa marcia indietro

La Cei: "Sono solo scuse tardive"

Caso Boffo, Feltri fa marcia indietro La Cei: "Sono solo scuse tardive"

Dino Boffo

ROMA - "Il caso è chiuso" scrive oggi il direttore de Il Giornale, Vittorio Feltri, sulla prima pagina del suo quotidiano riferendosi alla vicenda "a luci rosse" sollevata dal suo quotidiano che portò Dino Boffo a lasciare la direzione dell'Avvenire. Oggi Feltri torna a parlare, rispondendo alla lettera di una lettrice, e dà atto a Boffo, "giornalista prestigioso e apprezzato" di aver tenuto in tutta la vicenda che lo ha riguardato "un atteggiamento sobrio e dignitoso che non può che suscitare ammirazione". Gli atti processuali relativi all'ammenda, scrive Feltri consentono adesso di chiarire che si trattò "di una bagatella e non di uno scandalo".

La marcia indietro però non accontenta la Cei. Il portavoce monsignor Domenico Pompili, commenta: "L'articolo di oggi de Il Giornale conferma il valore della persona del dottor Boffo che, ancora prima delle tardive ammissioni di Feltri, si è volontariamente fatto da parte per non coinvolgere la Chiesa, che ha peraltro servito da sempre con intelligenza e passione".

Nella lettera Feltri aggiunge che il suo non fu un vero "scoop" perché un settimanale aveva già pubblicato la notizia e aggiunge che la risonanza dipese dal momento, "un periodo di fuochi d'artificio sui presunti eccessi amorosi di Berlusconi" nel quale "il dibattito politico aveva lasciato il posto al gossip usato contro il premier".

Feltri fu però certamente l'unico a utilizzare la vicenda contro Boffo legandola direttamente alle rivelazioni che, in quelle settimane di fine agosto, uscivano sui comportamenti sessuali di Berlusconi. In realtà, l'Avvenire si era limitato (nella rubrica delle lettere dello stesso Boffo) a rispondere pacatamente ad alcuni lettori piuttosto arrabbiati sulle licenziosità del premier. Ora, Feltri ricorda le cose in un altro modo: "Persino l'Avvenire - scrive -, di solito pacato e riflessivo, cedette alla tentazione di lanciare un paio di petardi: niente di eccezionale, per carità, ma quei petardi produssero un effetto sonoro rilevante".

L'unico effetto, in realtà, lo provocarono gli attacchi del "Giornale" e fu quello di portare alle dimissioni del giornalista dopo 15 anni alla guida del quotidiano dei vescovi. "La 'cosa' da piccola divenne grande - prosegue la lettera - ma forse sarebbe rimasta piccina se Boffo invece di segretare il fascicolo, lo avesse reso pubblico. Oggi sarebbe ancora al vertice di Avvenire".

La risposta di Boffo all'editoriale de Il giornale è affidata al sito online del quotidiano dei vescovi: "Dino Boffo intende vivere nel raccoglimento questa giornata e, dall'estero dove si trova, ci fa sapere che il suo pensiero va oggi, in particolare, alle persone e alle famiglie che sono state incautamente tirate in ballo a motivo della querelle intentata ai suoi danni, e si augura che almeno in questa circostanza vengano lasciate in pace". Un commento arriva anche dal nuovo direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, secondo il quale la lettera di Feltri rappresenta "una retromarcia clamorosa e importante". Scuse pubbliche ma tardive. "All'inizio della vicenda - afferma Tarquinio - dicemmo che con un galantuomo come Boffo il tempo sarebbe stato galantuomo. Questa volta - osserva - abbiamo dovuto aspettare meno del consueto". I danni che Feltri ha provocato secondo Tarquinio non hanno toccato solo Boffo "ma anche da un metodo di informazione corretta fondata sui fatti, e non si cancellano".

E mentre su Facebook è stato lanciato un appello rivolto alla Conferenza episcopale italiana, "affinché essa possa reintegrare Dino Boffo a direttore di Avvenire", come ha dichiarato Nicola Di Stefano, presidente dell'associazione cattolica Famiglia e Valori, molte sono state le reazioni e i commenti rilasciati durante il pomeriggio. Il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, ha definito l'editoriale di Feltri 'coraggioso', ma inutile: "Feltri con coraggio ammette l'errore e dice che sono state scambiate lucciole per lanterne. Nel rinnovare la stima a Boffo, mi chiedo però chi e come porrà riparo al suo danno personale e professionale". Un gesto importante anche per Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del Pdl al Senato: "Dall'odierno epilogo del caso Boffo due aspetti balzano agli occhi: il valore di chi ha scelto di preservare la Chiesa dalle polemiche anteponendo questa esigenza alla tutela della propria dignità personale e professionale. E il coraggio di chi, resosi conto di essere incorso in un errore, l'ha ammesso dalla prima pagina del proprio giornale. Merce rara, in entrambi i casi". Diversa la posizione del presidente dell'Udc Rocco Buttiglione secondo il quale le scuse di Feltri sono "incomplete e tardive", non in grado di restituire a Boffo mesi di sofferenza. Buttiglione ha aggiunto: "Non basta fare mezze ammissioni, bisognerebbe attivarsi praticamente per trovare il modo di riparare al danno fatto". Per Enrico Letta, vicesegretario del Pd, le parole di Feltri "sono sconcertanti": "L'ipocrisia di queste cripto-scuse non restituirà il dolore che quegli attacchi de Il Giornale hanno causato all'ex direttore di Avvenire e alla sua famiglia. Il livello di aberrazione a cui è arrivata la lotta politica in questa storia non ha attenuanti né scuse possibili".

Le reazioni hanno sconcertato Feltri che nel pomeriggio ha voluto ribadire la sua posizione: "Né scuse, né lacrime, né 'una retromarcia', ma solo una doverosa precisazione. Sono trascorsi tre mesi dalla notizia che abbiamo pubblicato su Boffo - ha ricordato Feltri - e soltanto negli ultimi giorni il nostro condirettore Alessandro Sallusti ha avuto la possibilità di dare una sbirciatina alle carte secretate e ha verificato che non si parla di 'omosessuale attenzionato'. Perciò abbiamo dato la precisazione, e basta. Se Boffo avesse desecretato gli atti, probabilmente l'avremmo fatta il giorno dopo. L'omosessualità, certo, non è un reato, ma le molestie rimangono e così pure la pena pecuniaria".

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