vi riporto il commento che più condivido su questa triste vicenda, scritto da mio cugino nato e cresciuto a Napoli; si è sempre occupato di educazione e lavora, oltre che come assistente sottopagato all'università, anche in una biblioteca che ha lui stesso creato nella periferia di Napoli grazie ad un bando dell'UE.
"Ho sempre cercato di tenermi lontano dalla finta democrazia del mipiacecondividi di Fb in base alla quale tutti si sentono nemmeno in diritto ma proprio in dovere di dire la qualunque su chiunque e nella maggior parte dei casi senza conoscere fatti e persone non facendo altro in questo modo che alimentare inutili stereotipi e rassicuranti pregiudizi. Ho cercato di farlo anche questa volta anche se... le cose che leggevo erano aberranti dichiarazioni di odio, piene di rabbia molto diversa dalla rabbia di chi in questa storia ha perso un amico, un fratello, un figlio di soli 17 anni. Una rabbia fredda, calcolatrice, ferocemente giustizialista, da parte di persone che magari inveiscono contro la pena di morte perché se no pare brutto ma non riescono a controllare le congratulazioni per il lavoro ben fatto di un proiettile che per sbaglio, oppure no, ne ha fatto fuori uno di quei ragazzi non troppo perbene nel migliore dei casi, delinquente nel peggiore. A me la rabbia viene pensando che non si possa morire così, che tu sia buono o malamente non si può. Non credo nemmeno che si muoia da eroi, non si muore da nulla, si muore e basta. Eroe è chi resta, chi sopravvive alla violenza, chi prova a darsi un'altra spiegazione, chi cerca di guardare alle persone al di là delle etichette. Esattamente come non credo ai delinquenti di 17 anni. Delinquente è chi stigmatizza, chi si ferma all'apparenza. Delinquente è chi spara e uccide quando il suo mandato è un altro. E fa ancora più rabbia pensare che il coro dei commenti assetati di uno strano concetto di giustizia si leva da tutti quelli che nel rione, come negli altri quartieri "poco perbene" non ci è passato mai una volta manco per sbaglio. Da chi con quei ragazzi poco perbene non si è mai fermato a parlare, non si è mai sforzato di guardare oltre. Forse perché al contrario io in quei quartieri mi sono formato professionalmente e non, perché io con quei delinquenti di 17 anni ci ho perso del tempo, ci ho provato e perfino nei momenti più difficili non ho mai desiderato di farmi rispettare con una pistola. E allora sarebbe più giusto dividersi la colpa di quello che è successo, tutti, nessuno escluso. Perché se esistono i ragazzi poco perbene è perché gli adulti troppo perbene se ne fottono di come si cresca a 17 anni nel rione Traiano come in troppi altri posti e aspettano solo il prossimo tragico evento con il dito pronto sul loro dannato mipiacecondividi."