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Il Capitale Umano


Milurdein
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Il capitale umano: storia di ordinaria finanza in un ambiente degradato moralmente. C'è il leccaculo che spende tutti i suoi averi per investire in un fondo di derivati, ma quando si rende conto che sta perdendo tutto si caga in mano. Del resto non è il suo mestiere, mentre il finanziere rimane tranquillo ad attendere tempi migliori. Poi la svolta grazie ad un incidente stradale.

Da vedere.

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Ho visto anch'io IL CAPITALE UMANO... mi è piaciuto molto, bellissima struttura per un film che oggettivamente ti tiene incollato alla poltrona. Davvero bravissimi tutti gli attori, con una menzione particolare per Gifuni che già avevo apprezzato moltissimo in Romanzo di una strage. Unica pecca il finale, secondo me un po' affrettato.

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  • 5 settimane dopo...
  • 3 mesi dopo...
  • 1 mese dopo...

Sicuramente è un film fatto bene, ma io non mi spello le mani per nulla.

In primis la storia era scontata in ogni suo passaggio: la tresca di Carla e il fatto che guidasse Luca erano chiari, per me, fin dalla prima inquadratura. Poi ho trovato di una piattezza imbarazzante i personaggi: non c'è un approfondimento che sia uno, ognuno fa quello che deve fare, ma non si sa perché.

Dino è un personaggio immenso, ma totalmente schiacciato da quell'espressione brianzola da coglione dei film di Vanzina. La stessa Carla avrebbe tanto da dire, ma resta lì a tacere tutto il suo mondo interiore. Alla fine la storia non mi prende, perché non mi prendono i personaggi e, dunque, le loro situazioni mi risultano sterili.

Virzì incentra tutto il film sulla vicenda del pover'uomo investito, ma a schiacciarlo sono state una mezza dozzina di povere macchine inserite in un ingranaggio senz'anima e questo mi annoia a morte. A Luca, unico personaggio con un minimo di spessore, non viene dato neppure l'onore delle armi e viene solo sfiorato dalla scrittura.

Alla fine una storia come ce ne sono mille altre.

A questo punto decisamente meglio La Grande Bellezza.

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Sicuramente è un film fatto bene, ma io non mi spello le mani per nulla.

In primis la storia era scontata in ogni suo passaggio: la tresca di Carla e il fatto che guidasse Luca erano chiari, per me, fin dalla prima inquadratura. Poi ho trovato di una piattezza imbarazzante i personaggi: non c'è un approfondimento che sia uno, ognuno fa quello che deve fare, ma non si sa perché.

Dino è un personaggio immenso, ma totalmente schiacciato da quell'espressione brianzola da coglione dei film di Vanzina. La stessa Carla avrebbe tanto da dire, ma resta lì a tacere tutto il suo mondo interiore. Alla fine la storia non mi prende, perché non mi prendono i personaggi e, dunque, le loro situazioni mi risultano sterili.

Virzì incentra tutto il film sulla vicenda del pover'uomo investito, ma a schiacciarlo sono state una mezza dozzina di povere macchine inserite in un ingranaggio senz'anima e questo mi annoia a morte. A Luca, unico personaggio con un minimo di spessore, non viene dato neppure l'onore delle armi e viene solo sfiorato dalla scrittura.

Alla fine una storia come ce ne sono mille altre.

A questo punto decisamente meglio La Grande Bellezza.

Personalmente trovo molto più efficace il ritratto dell'Italia che fa Virzì, rispetto a quello di Sorrentino. Sì, con banalità, scontatezza (e tanto di attrice cagna, cagnissima e cagnerrima cui viene data la battuta che chiude il film) e partendo dal presupposto che i personaggi che si muovono in questo meccanismo siano prima di tutto dei Mediocri. A parte, forse (e speriamo), la figlia.

L'anima c'è. Tutta tutta. Il fatto che alla fine del film non ce ne freghi un cazzo del morto è sintomatico, secondo me.

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  • 2 mesi dopo...
  • 3 mesi dopo...

finalmente visto: storia banale a cui il particolare filo narrativo dona un minimo di suspence (ma lo avevamo capito tutti chi era stato); come scrisse Tore molte promesse e poche mantenute con l'aggravante di un cast a tratti imbarazzante; i due unici bravi attori (golino e lo cascio) hanno ruoli marginali mentre la Bruni Tedeschi e Bentivoglio non mi piacciono affatto, in alcuni tratti si fatica a capire cosa dicono. Obiettivamente paragonarlo alla grande bellezza non regge.

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