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Un dialogo pacato su Toremoon


NoRegrets
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1 minuto fa, The Duke dice:

Ah, e ovviamente il discorso del 'vieni assorbito da una mentalità retrograda e vieni preso in giro' per me non è una scusante anzi un motivo in piu per alzare i tacchi e andarsene (se come hai detto tu sei "brillante lucido e intelligente ') 

Boh io ho conosciuto gente che non era stupida, che poteva anche avere del potenziale .. ma poi la vita, il fato, le necessità, la gente con cui esci, la mentalità, il vivere li.. pian piano, giorno dopo giorno attecchiscono e smorzano tutto e tutti facendoli e trasformandoli (sopratutto nel periodo adolescenziale) da persone con del potenziale a completi imbecilli. 

Personalmente io credo che nella mia crescita personale,mentale,  che ancora continua, devo molto al Foruml.  Forse a quest'ora non sarei stata nemmeno la stessa e mi sarei sicuramente appiattita nel vivere ancora li.

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11 ore fa, Zero dice:

Quindi la verità è che  "sono del  sud e di ceto basso= sono spacciato" Si! (e la maggior parte della gente è di ceto basso.. e non ha futuro già da quando nasce, per quanto possa essere brillante, lucido e intelligente sarà assorbito da una mentalità e da una civiltà ancora retrograda)

Dopo le superiori, quando mi iscrissi all'università,quelle che erano le mie amiche di sempre (di ceto molto basso) mi prendevano in giro e venivo vista male come "la fighettina intellettualoide fancazzista che vuol fare una cosa inutile come l'università" ed è questa la mentalità che vi è tra i più.

 

Ma scusami, tu sei del sud e ti sei definita di ceto basso. Eppure mi risulta che, a dispetto delle tue amiche sceme che ti prendevano in giro, adesso vivi al Nord, hai fatto esperienze all'estero, ti sei aperta la mente, ultimamente hai cominciato a lavorare e sei ancora giovane con tutta la vita davanti... ti senti spacciata? E perchè?

Concordo con te sul fatto che l'ambiente ti influenza per cui se vieni da una famiglia retrograda e il tuo paese è arretratissimo culturalmente per elevarti devi andare via da li. Se vi rimani, verrai molto probabilmente fagocitato da quell'ambiente ma se invece vai in un posto più progredito, fai nuove esperienze, conosci culture diverse e ti apri la mente.

Pertanto in che senso  "sono del sud e di ceto basso= sono spacciato: Si!" ?

Certo, partire dal basso è più difficile, non avrai strade spianate e corsie preferenziali, non tutti sono in grado di farcela, tutto vero ma non sei SPACCIATO.

Questa concezione fatalista va combattuta.

 

Poi vabè, bisogna vedere cosa si intende per "farcela" nella vita.
Ci sono pescatori analfabeti che vivono una vita semplice a contatto con il mare e la natura e sono molto più sereni di certi nevrotici laureati di città che girano il mondo per lavoro.

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12 ore fa, The Duke dice:

Però nel 2017 (ma anche nel 2007 e nel 1997) la possibilità di informarsi sulla esistenza di citta piu grandi di Taranto, sull'esistenza di una cosa che si chiama università e sull'esistenza di lavori che non siano il contadino o il pastore, ci fosse già. 

 

Quello che dico io è che se uno VUOLE farlo (quindi sa che esiste e sa cosa comporta), probabilmente a parte casi estremi PUO' farlo. Magari non a milano ma che ne so a Pavia  o Ferrara o Ravenna che hanno ottime università e costo della vita piu basso che milano.

 

Questo era il mio pensiero del 2007, ne piu ne meno , tutto il resto delle cose di cui mi avete accusato sono cose che avete dedotto o elaborato voi ma che io non dissi nel 2007

 

Quello di cui parla Zero sono famiglie dove i due genitori, quando entrambi lavorano, possono arrivare a mettere insieme tra gli 800 e i 1.200 euro al mese.

Mandare una persona anche solo a Pavia o Ravenna è cmq un rischio enorme, non nelle tasche di chiunque.

 

In più mentre qualche anno fa più o meno si poteva giocare a sfangarla oggi, per via di molti stranieri che lavorano come schiavi e per pochi soldi, diventa ancora più difficile trovare il lavoretto per pagarsi le spese.

 

 

PS: Sbaglio o in questo topic si parlava male di Tore?

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2 ore fa, GURU baba rey dice:

 

 

Ma scusami, tu sei del sud e ti sei definita di ceto basso. Eppure mi risulta che, a dispetto delle tue amiche sceme che ti prendevano in giro, adesso vivi al Nord, hai fatto esperienze all'estero, ti sei aperta la mente, ultimamente hai cominciato a lavorare e sei ancora giovane con tutta la vita davanti... ti senti spacciata? E perchè?

Concordo con te sul fatto che l'ambiente ti influenza per cui se vieni da una famiglia retrograda e il tuo paese è arretratissimo culturalmente per elevarti devi andare via da li. Se vi rimani, verrai molto probabilmente fagocitato da quell'ambiente ma se invece vai in un posto più progredito, fai nuove esperienze, conosci culture diverse e ti apri la mente.

Pertanto in che senso  "sono del sud e di ceto basso= sono spacciato: Si!" ?

Certo, partire dal basso è più difficile, non avrai strade spianate e corsie preferenziali, non tutti sono in grado di farcela, tutto vero ma non sei SPACCIATO.

Questa concezione fatalista va combattuta.

 

Poi vabè, bisogna vedere cosa si intende per "farcela" nella vita.
Ci sono pescatori analfabeti che vivono una vita semplice a contatto con il mare e la natura e sono molto più sereni di certi nevrotici laureati di città che girano il mondo per lavoro.

Io vengo da un ceto medio- basso rapportato alla gente che viveva nel mio paese. Gente che è in un ceto ancor più basso del mio non ha davvero prospettive. Già io fatico .. E per andare via di casa ho dovuto mettere i soldi delle borse di studio sempre da parte, essere la prima del corso per vincerle, rinunciare a tante cose. (e Questo per potermi mantenere solo a Bari e in Spagna.. e non a Milano). 

Non sono spacciata ma la salita è ripida. Se avessi avuto già da subito una visione culturale più aperta e più soldi dall'inizio magari ora starei già guadagnando 2000 euro al mese a tempo indeterminato con la metà dell'impegno già subito post laurea. Invece mi devo spaccare il culo girando, spostandomi e cambiando casa, città, paese, persone continuamente vivendo una vita precaria 

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48 minuti fa, Zero dice:

Non sono spacciata ma la salita è ripida. Se avessi avuto già da subito una visione culturale più aperta e più soldi dall'inizio magari ora starei già guadagnando 2000 euro al mese a tempo indeterminato con la metà dell'impegno già subito post laurea. Invece mi devo spaccare il culo girando, spostandomi e cambiando casa, città, paese, persone continuamente vivendo una vita precaria 

 

Appunto, non sei spacciata: è una salita ripida ma sei in gamba, ti stai facendo un culo così e la stai salendo lo stesso.

Certo, se fossi nata ricca e in un ambiente culturalmente elevato era più semplice, magari a quest'ora eri già sistemata e con la metà dello sforzo, ma questo non lo mette in dubbio nessuno.

Fondamentalmente stiamo dicendo tutti la stessa cosa.

La differenza sta nella morale finale:

- La tua è che se uno nasce povero e in un ambiente culturalmente arretrato è spacciato, dunque il fallimento non è colpa sua.

- Quella di Duke 2007 è che chiunque se è in gamba emerge, anche se nasce povero e in un ambiente culturalmente arretrato, dunque il fallimento è solo colpa sua.

- Io sono per la via di mezzo: nascere povero e in un ambiente retrogrado complica molto le cose ma non ti rende spacciato, si può emergere lo stesso. Tuttavia dipende da tante componenti, tra le quali oltre alle capacità della persona ci sono le esperienze della vita, le serendipità, persone o ambienti che casualmente ti capita di conoscere e che ti cambiano direttamente o indirettamente il tuo punto di vista sul mondo, la fortuna e tanto altro. In mancanza di queste, anche una persona molto in gamba può non farcela.

 

Sarà un caso, ma siamo la voce rispettivamente del ceto basso, alto e medio :)

 

23 minuti fa, Tersite dice:

Per me quelli del sud andrebbero aiutati a casa loro.

 

Alla fine la questione sud non vedo che peso abbia in questo discorso. Ci sono poveri in canna, ignoranti e ambienti retrogradi anche al nord, la vita è una salita ripida anche per loro.

 

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Io vivo in un paesino retrogrado al centro-nord.

 

Fino a qualche anno fa non avevo idea di cosa volessi fare nella vita e l'unica cosa di cui ero certo è che non volevo fare un lavoro classico, da dipendente, con le mie 8 ore giornaliere.

Non ho mai accettato che tutti ambissero a trovarsi un posto di lavoro nelle ditte e nelle fabbriche della zona, solo perché era la cosa più ovvia da fare. Invece è così, quasi tutti i miei amici hanno il loro lavoro in cartiera o nelle ditte metalmeccaniche che abbiamo qua. Io dopo il liceo ho preso in gestione un bar che stava chiudendo e mi faceva molto riflettere quando spesso e volentieri mi sentivo dire "Eh, buon per te, hai il tuo locale, fai come ti pare, ci farei la firma per avere un lavoro così e bla bla bla!". Quello che avevo sempre voluto chiedere alle varie persone che manifestavano questo pensiero era "Perché non l'hai aperto te se ti sarebbe piaciuto?". Tutta questa gente in realtà non ha mai pensato seriamente di fare una cosa del genere, perché era già troppo fuori dagli schemi.. aprire un'attività significa tanto sbattimento e pensare sempre al lavoro anche quando stacchi da lavoro, ottenere un posto fisso in una ditta, con il tuo stipendio mensile è molto più semplice e non devi preoccuparti di niente.

 

Da qualche anno invece ho deciso di inventarmi un lavoro, di rischiare tutto quel poco che avevo per andare ancor di più fuori dagli schemi con un progetto rischioso. Non so se ho fatto la scelta giusta o se fallirò miseramente, sarà il tempo a parlare.. l'unica cosa di cui sono certo è che sto facendo quello che mi piace. Ho trasformato le mie passioni nel mio lavoro, e di questo sono molto orgoglioso. 

Una cosa che non capirò mai è come uno riesca a fare per una vita intera un lavoro che non gli piace, senza mai provare a migliorare la sua situazione. 

 

Non ho capito cosa c'entri questo messaggio con tutto il topic ma ormai l'ho scritto, ero partito per rispondere al "mentalità retrograda e ambiente che condiziona le scelte di vita". 

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1 ora fa, Masahashi dice:

Io vivo in un paesino retrogrado al centro-nord.

 

Fino a qualche anno fa non avevo idea di cosa volessi fare nella vita e l'unica cosa di cui ero certo è che non volevo fare un lavoro classico, da dipendente, con le mie 8 ore giornaliere.

Non ho mai accettato che tutti ambissero a trovarsi un posto di lavoro nelle ditte e nelle fabbriche della zona, solo perché era la cosa più ovvia da fare. Invece è così, quasi tutti i miei amici hanno il loro lavoro in cartiera o nelle ditte metalmeccaniche che abbiamo qua. Io dopo il liceo ho preso in gestione un bar che stava chiudendo e mi faceva molto riflettere quando spesso e volentieri mi sentivo dire "Eh, buon per te, hai il tuo locale, fai come ti pare, ci farei la firma per avere un lavoro così e bla bla bla!". Quello che avevo sempre voluto chiedere alle varie persone che manifestavano questo pensiero era "Perché non l'hai aperto te se ti sarebbe piaciuto?". Tutta questa gente in realtà non ha mai pensato seriamente di fare una cosa del genere, perché era già troppo fuori dagli schemi.. aprire un'attività significa tanto sbattimento e pensare sempre al lavoro anche quando stacchi da lavoro, ottenere un posto fisso in una ditta, con il tuo stipendio mensile è molto più semplice e non devi preoccuparti di niente.

 

Da qualche anno invece ho deciso di inventarmi un lavoro, di rischiare tutto quel poco che avevo per andare ancor di più fuori dagli schemi con un progetto rischioso. Non so se ho fatto la scelta giusta o se fallirò miseramente, sarà il tempo a parlare.. l'unica cosa di cui sono certo è che sto facendo quello che mi piace. Ho trasformato le mie passioni nel mio lavoro, e di questo sono molto orgoglioso. 

Una cosa che non capirò mai è come uno riesca a fare per una vita intera un lavoro che non gli piace, senza mai provare a migliorare la sua situazione. 

 

Non ho capito cosa c'entri questo messaggio con tutto il topic ma ormai l'ho scritto, ero partito per rispondere al "mentalità retrograda e ambiente che condiziona le scelte di vita". 

Duke 2007 era quasi  tuo coetaneo e sarebbe orgoglioso di te

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14 ore fa, Masahashi dice:

 

Una cosa che non capirò mai è come uno riesca a fare per una vita intera un lavoro che non gli piace, senza mai provare a migliorare la sua situazione. 

 

 

magari non è un lavoro che ti fa schifo, ma comunque non è quello che avresti voluto fare.

ci sono diversi motivi, io ad esempio ho scelto un corso di laurea che non mi piaceva molto per avere più possibilità di scelta di lavoro futuro, rispetto a un corso che mi piaceva ma che mi avrebbe quasi sicuramente portato a un lavoro che non mi piaceva.

mio marito avrebbe voluto fare il lavoro che a me non piaceva fare, ma ha fatto un corso di studi differente anche lui, scegliendo la praticità nel trovare un impiego.

forse avevo delle aspettative troppo alte, fatto sta che ora faccio un lavoro che mi piace perché poi alla fine mi appassiono a tutto, ma non è quello che avrei voluto, e non è quello che voglio continuare a fare ( spero presto di cambiare il settore dove sono)

secondo me è importante la capacità di adattarsi al contesto, per un determinato periodo di tempo se in vista di modifiche, o a tempo indeterminato se l'importante è altro (ad esempio viaggare): se non avessi un lavoro sicuro e con uno stipendio sufficiente a consentirmi dei bei viaggi, alla fine avrei sempre qualcosa che mi manca

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1 ora fa, silvia_fi dice:

secondo me è importante la capacità di adattarsi al contesto, per un determinato periodo di tempo se in vista di modifiche, o a tempo indeterminato se l'importante è altro (ad esempio viaggare): se non avessi un lavoro sicuro e con uno stipendio sufficiente a consentirmi dei bei viaggi, alla fine avrei sempre qualcosa che mi manca

 

Ovviamente non volevo generalizzare, e sono consapevole che per molti non è facile abbandonare uno stipendio buono o un posto fisso. 

Io mi sono adattato per qualche anno aiutando mia madre nella sua azienda perché dovevo, perché per non ero ancora pronto per partire e perché lei aveva bisogno. Ma facevo una cosa che odiavo e non vedevo l'ora di smettere. Io non dico nemmeno che tutti i miei paesani che hanno scelto i classici canali lavorativi lo facciano senza passione, magari ad alcuni piace e lo sanno fare e a quel punto bene per loro. Ma sono convinto che troppa gente è lì solo perché era la scelta più semplice, quella che fanno tutti, ed è troppo rischioso provare a migliorare la situazione.. e magari odiano quello che stanno facendo, ma lo accettano.

 

Per me il "cosa farai da grande?" è sempre stato un dilemma che mi spaventava parecchio. Il lavoro occupa quarant'anni e passa della vita, giornate intere e nella maggior parte sempre a fare cose ripetitive... io avevo il terrore di finire a fare un lavoro ripetitivo che non mi piaceva! Va bene l'adattamento, ma se l'adattamento devi farlo nei confronti di qualcosa che non sopporti sarà sempre qualcosa di forzato.. e farlo per tutta la carriera lavorativa per me sarebbe un inferno. Anche il discorso viaggiare lo capisco, uno si sacrifica per potersi permettere viaggi o altro... però te fai comunque qualcosa che ti piace, anche se non è quello che avresti voluto. Saresti disposta a fare ogni giorno un lavoro che non sopporti solo perché ti garantisce una vancanza in più all'anno? Io non ci riuscirei mai. 

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dipende, se ci fossero determinate necessità metterei da parte il resto, ma nella situazione in cui sono al momento potrei anche permettermi di scegliere diversamente.

il fatto è che, se da un lato mi dispiace di non aver perseguito quello che avrei voluto fare (ricercatore in fisica), dall'altra penso di aver fatto una scelta lungimirante perché a quest'ora mi troverei in una situazione di precariato con contratti del cavolo o assegni di ricerca nella migliore delle ipotesi; nella peggiore starei facendo l'insegnante o qualche supplenza.

se avessi avuto ambizioni come le tue che dipendevano esclusivamente dalla mia volontà e non anche da un serie di eventi imprevedibili indipendenti dalla mia preparazione, forse avrei tentato anche io la tua strada, non so.

 

per completare il discorso, volevo aggiungere che oggi anche trovare il lavoro nelle ditte non è per niente facile. è il problema di cui parlava zero (per le persone senza esperienza lavorativa); inoltre conosco molti amici che, usciti da posizioni di dipendente per diversi motivi, si devono inventare libero professionista perché non hanno trovato alternative. perciò oggi sono costretti a rischiare, e quello che tu hai fatto per libera scelta per loro è un obbligo

 

 

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a me una cosa che ultimamente mi sta veramente rattristando/facendomi arrabbiare è un discorso che ci fanno in duemila professori, ovvero che per sopravvivere oggi bisogna essere creativi, innovativi, bisogna re-inventarsi, buttarsi nel vuoto e solo così si può uscirne vincenti. Io però non sono così e quindi davanti a me non vedo un granché di futuro... Non ho l'intraprendenza di masa, non sono fantasiosa e non credo riuscirò mai ad inventare/creare qualcosa di nuovo, ma neanche buttarmi nel gestire qualcosa di mio... troppe responsabilità e troppi rischi, non è il genere di vita fatta per me... possibile che dobbiamo essere tutti startupper? Ho sbagliato io corso? 

 

Non dico che voglio la pappa pronta (questa è l'accusa che mi si fa quando tiro fuori questi discorsi), ma io lo vedo che non ho la grinta per emergere, per essere meglio degli altri. Possibile che non ci sia un posto al mondo fatta per una come me, che si impegna, è abbastanza intelligente, ma non potrebbe sfornare nulla di nuovo e supermegafigoso ed interessante? Davvero voi non potete capire quanto ci stanno facendo pesare il fatto che oggi bisogna pensare fuori dagli schemi ed essere creativi. Sto facendo pure un corso che dovrebbe insegnare quello! 

Ma davvero si può imparare ad essere creativi? A me sembra un'assurdità e mi deprimo soltanto quando ascolto discorsi di come i più felici del mondo siano solo i steve jobs e i mark zuckerber di turno. Ma se uno sapesse di non essere così, è spacciato?

 

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1 ora fa, Brida dice:

a me una cosa che ultimamente mi sta veramente rattristando/facendomi arrabbiare è un discorso che ci fanno in duemila professori, ovvero che per sopravvivere oggi bisogna essere creativi, innovativi, bisogna re-inventarsi, buttarsi nel vuoto e solo così si può uscirne vincenti. Io però non sono così e quindi davanti a me non vedo un granché di futuro... Non ho l'intraprendenza di masa, non sono fantasiosa e non credo riuscirò mai ad inventare/creare qualcosa di nuovo, ma neanche buttarmi nel gestire qualcosa di mio... troppe responsabilità e troppi rischi, non è il genere di vita fatta per me... possibile che dobbiamo essere tutti startupper? Ho sbagliato io corso? 

 

Non dico che voglio la pappa pronta (questa è l'accusa che mi si fa quando tiro fuori questi discorsi), ma io lo vedo che non ho la grinta per emergere, per essere meglio degli altri. Possibile che non ci sia un posto al mondo fatta per una come me, che si impegna, è abbastanza intelligente, ma non potrebbe sfornare nulla di nuovo e supermegafigoso ed interessante? Davvero voi non potete capire quanto ci stanno facendo pesare il fatto che oggi bisogna pensare fuori dagli schemi ed essere creativi. Sto facendo pure un corso che dovrebbe insegnare quello! 

Ma davvero si può imparare ad essere creativi? A me sembra un'assurdità e mi deprimo soltanto quando ascolto discorsi di come i più felici del mondo siano solo i steve jobs e i mark zuckerber di turno. Ma se uno sapesse di non essere così, è spacciato?

 

 

sinceramente mi sembrano tutte cazzate, mi sembra il racconto di un sogno americano de noantri, arrivato oltretutto con 20 anni di ritardo e abbondantemente fuori tempo massimo.

 

la quantità minima indispensabile di intelligenza, pensiero critico, creatività, necessari per fare carriera, la superi abbondantemente, come dimostrato anche solo dal fatto che sei arrivata a seguire quei corsi.

 

giunti a quel punto, che al di fuori dalla nostra bolla non è scontato, quello che fa differenza non è il talento o la fantasia (che tra i giovani d'oggi iperstimolati abbonda) ma proprio l'etica del lavoro e la disciplina, la determinazione e l'essere coi piedi per terra.

 

di discorsi paternalistici al riguardo ne girano a bizzeffe ma quello più bellino mi è parso questo

 

 

Modificato da Tersite
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brida io ti consiglio di sentirti i discorsi ai laureati delle università americana fatti da personalità famose in vari campi, da scrittori a politici a imprenditori miliardari. 

trovi discorsi di persone diversissime tra loro, tutte famose, che parlano delle caratteristiche più importanti che dovrebbe avere un laureato, e capisci che ognuno è diventato quello che noi conosciamo seguendo la propria indole. e se li ascolti bene, l'unico vero invito che rivolgono agli studenti non è quello di essere i migliori, ma quello di cercare la propria strada ricordandosi sempre di non perdere di vista i valori che ci rendono umani 

 

qui alcuni dei più famosi

 

https://www.cinquecosebelle.it/cinque-tra-i-piu-famosi-discorsi-ai-laureati/

 

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Io comincerei a lavorare e fare esperienza, capire come va, cosa piace, cosa si è in grado di fare. Senza fasciarsi la testa prima del tempo. E poi c'é da mettersi in testa di fare gavetta (che non significa farsi sfruttare a qualsiasi condizione, sia ben chiaro).

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Comunque proprio a proposito dell'argomento di cui parlavo qualche giorno fa; l'altro ieri  chiamo i miei su skype e parlando e scherzando con la mamma arriva mio padre che mi chiede fino a quando lavorerò. Io gli dico che ho il contratto a tempo determinato e che quindi lavorerò solo per qualche mese. Al che lui inizia ad arrabbiarsi e a sbraitarmi che quando mi scade il contratto dovrò tornare a vivere giù perchè non sto combinando nulla qui (come se la precarietà dipendesse da me).  Mentre giù potrei iniziare a lavorare subito "a giornate" (andando in campagna)

(tutto questo perchè mi stanno pagando l'affitto da solo 5/6mesi.. cosa che non hanno mai fatto negli ultimi 2 anni che sono stata comunque fuori).

Poi i miei hanno iniziato a litigare tra loro. Fortuna che c'è sempre mia madre che ci difende. 

Questo per dire che c'è mancanza di lungimiranza.. Dopo anni di studio per mio padre dovrei tornare a casa e lavorare sotto la piaggia, sotto al sole in campagna in una vita da schifo, con un lavoro sottopagato e super sfruttato che oltretutto mi fa schifo (no anzi, al dire il vero mi fa proprio vomitare) solo perchè qui devo fare gavetta e  ho un contratto a tempo determinato (con uno stipendio niente male per iniziare) .

 

 

Ora premesso il fatto che di quello che dice non me ne frega molto perchè so che i suoi criteri valutativi non sono ne abbastanza oggettivi, ne lungimiranti , ne colti ma volevo sottolineare il fatto che  a 18 anni, in una realtà come questa,   non era semplice per me, o per quelli come me, andare via   e studiare al nord e  farsi pagare l'affitto o magari parte della retta della Bocconi. Non è semplice nemmeno ora. 

Per quest'estate ho pensato di andare a Londra per un paio di mesi .. (fare la cameriera li per sopravvivere e imparare un buon inglese nella strada) se lo farò non credo proprio che mio padre la prenderà bene questa cosa.. :D 

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Oddio. Ricordo un estate di Ca. 30 anni fa, eravamo in ferie, e mia nonna (paterna)  riguardo una domanda fattami da un'altra parente su come andava la scuola, il tedesco, etc. Interruppe il

mio racconto, andò su tutte le furie. E disse "eeeeehhh che c'ha da fa ca'scoool'?! E'nna turná decche(=qui) , ca c'ema accatta nu'trattor pe fatjia a campagn'" alche è intervenuta mia madre per dire a mia nonna (sua suocera) di farsi i cosiddetti zebedei suoi. La sera poi mia nonna disse a mio padre come gli aveva risposto mia madre - credendo di seminare zizzania, ed anche mio padre gli disse chiaro e tondo di farsi i cosiddetti zebedei suoi e per di più al quadrato (n.b. Mio padre se ne andò di casa -prima al nord poi in Germania- a 16 anni; e mai e poi mai gli sarebbe venuta nell'anticamera del cervello di tornare in Italia per fare l'agricoltore a tempo pieno). 

Per dire...capisco Zero ed ha tutta la mia solidarietà. E veramente incredibile che ancora al giorno di oggi si fanno certi discorsi giù. E capisco anche che non e' facile evadere da determinate situazioni. Perciò Zero, tanto di cappello fin qui e continua per la tua strada :)

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