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Al volo


The Duke
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Il 22/7/2016 at 20:35, absolute dice:

Dopo aver sentito dire che un giudizio su Delitto e Castigo sarebbe potuto cambiare in base al gradimento del suo finale (neanche fosse un thriller di Dan Brown) non dovrei più stupirmi di sentire certi giudizi lapidari sui classici della letteratura. Però mi sembra sempre ingiusto esprimersi superficialmente su certi autori, almeno in letteratura. Per molti anche Manzoni è "una palla", ma sfido chiunque a dire che i Promessi Sposi non è uno dei romanzi cardine della letteratura italiana. A me ad esempio non piace Hemingway, ma non mi sognerei mai di reputarlo uno scrittore mediocre.

Io non ho detto che è mediocre. Ho detto che è una palla. Sinonimi: NOIOSO. PESANTE. Può piacere? Si .Può non piacere? Anche! A me quello stile lì mi ammazza. Narciso e Boccadoro letto al liceo, è stato tremendo. Il Giuoco Delle Perle di Vetro: letto più avanti e non finito, ancora più brutto.  Bisogna fare dei trattati di stocazzo per non risultare superficiali? Non mi interessa farlo. Altri esempi di autori che trovo illeggibili: Camus, Moravia, D'Annunzio, Svevo, Marquez. Sono mediocri? Mai detto (oddio D'Annunzio magari poteva anche astenersi dallo scrivere romanzi). Però rilassatevi, che sembra che vi si offenda un parente stretto.

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Vi sono libri o autori che andrebbero letti perché particolarmente significativi in un determinato periodo storico o all'interno di un genere letterario. Il fatto che gli esperti del settore o gran parte dei lettori li considerino dei capolavori, non significa che debbano essere considerati tali da tutti.

Io trovo legittimo esprimere il proprio parere anche del tutto negativo.

L'accortezza essenziale sta nel far precedere il proprio parere da frasi come "Per me", "Secondo me", "A mio parere", ancora meglio se motivati.

No, non si tratta di una mera finezza lessicale. Questo è il modo corretto per esprimere un parere che ha valenza soggettiva.

I pareri assoluti meglio lasciarli a coloro che hanno conoscenze e competenze tali da poterserlo permettere.

E sono davvero pochi, in qualsiasi ambito.

Vale anche per i pareri positivi soggettivi.

 

(Sì, anche questo post è OT, ma i pareri assoluti mi irritano proprio, non ho proprio resisitito, dovevo scriverlo :D)

 

Edit: ho scritto prima di leggere Bless, per la cronaca, le notifiche dei nuovi post a volte si perdono per strada...

 

 

 

Modificato da Teyla
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30 minuti fa, Bless dice:

Io non ho detto che è mediocre. Ho detto che è una palla. Sinonimi: NOIOSO. PESANTE. Può piacere? Si .Può non piacere? Anche! A me quello stile lì mi ammazza. Narciso e Boccadoro letto al liceo, è stato tremendo. Il Giuoco Delle Perle di Vetro: letto più avanti e non finito, ancora più brutto.  Bisogna fare dei trattati di stocazzo per non risultare superficiali? Non mi interessa farlo. Altri esempi di autori che trovo illeggibili: Camus, Moravia, D'Annunzio, Svevo, Marquez. Sono mediocri? Mai detto (oddio D'Annunzio magari poteva anche astenersi dallo scrivere romanzi). Però rilassatevi, che sembra che vi si offenda un parente stretto.

pensa che a me quella che sembra non rilassata sei tu :D

 

Comunque se è sembrato che volessi sottintendere che bisogna avere sudditanza verso particolari autori più stimati non è così, ero seria quando ho detto che ognuno è libero di apprezzare chi vuole, il MA era solo sul modo scelto per esprimere il concetto.

Per dire, questo ultimo messaggio tuo che ho quotato secondo me è argomentato bene (anche se polemiciSSSSSimo ma io amo la polemica quindi ok :D ), figurati se voglio i gran trattati, io per prima non sarei in grado

 

ah @Juris ovviamente mi riferivo a Bless col mio intervento non a te

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3 ore fa, Teyla dice:

Vi sono libri o autori che andrebbero letti perché particolarmente significativi in un determinato periodo storico o all'interno di un genere letterario. Il fatto che gli esperti del settore o gran parte dei lettori li considerino dei capolavori, non significa che debbano essere considerati tali da tutti.

Io trovo legittimo esprimere il proprio parere anche del tutto negativo.

L'accortezza essenziale sta nel far precedere il proprio parere da frasi come "Per me", "Secondo me", "A mio parere", ancora meglio se motivati.

No, non si tratta di una mera finezza lessicale. Questo è il modo corretto per esprimere un parere che ha valenza soggettiva.

I pareri assoluti meglio lasciarli a coloro che hanno conoscenze e competenze tali da poterselo permettere.

E sono davvero pochi, in qualsiasi ambito.

Vale anche per i pareri positivi soggettivi.

 

(Sì, anche questo post è OT, ma i pareri assoluti mi irritano proprio, non ho proprio resisitito, dovevo scriverlo :D)

 

Edit: ho scritto prima di leggere Bless, per la cronaca, le notifiche dei nuovi post a volte si perdono per strada...

 

 

 

 

e questo chi l'ha deciso? :D

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  • 4 settimane dopo...

ho letto Cecità.. non so dire se mi è piaciuto o no.. certamente è particolare..

 

poi ho letto il libro di Kary Mullis, Nobel per la chimica (tracciatura del DNA), che tra le varie cose racconta di essere stato rapito dagli alieni e inveisce contro chi teorizza il riscaldamento globale.. (l'ho trovato scaricato sul kindle, non so perchè..).. cmq lettura interessante

 

ora sto leggendo American Psycho (ma perchè nessuno me lo ha consigliato??)

Ah, tra uno e l'altro ho iniziato Neuromante e l'ho trovato insopportabile.. almeno le prime 50 pagine.. non capisce niente in un modo che non mi piace (non come Dune, per dire, dove non si capisce niente ma è intrigante)

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1 ora fa, The Duke dice:

ora sto leggendo American Psycho (ma perchè nessuno me lo ha consigliato??)

Mi sembra incredibile che tu non lo avessi mai letto, pensavo fosse il tuo libro preferito :D

Di Kary Mullis avevo letto qualcosa anch'io, mi pare, era quello che faceva surf?

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Anche io davo per scontato che avessi già letto American Psycho.

Neuromante di William Gibson per me è un gran bel libro (palese fonte di ispirazione del film Matrix), ma se non ti ha ancora preso probabilmente non fa per te. Lo apprezzo tantissimo anche se io ho preferito i romanzi successivi (e sto ancora aspettando da due anni l'edizione italiana dell'ultimo, Gibson ha uno stile troppo complesso perché io possa azzardarmi a leggerlo in originale). La mia preferita è la trilogia di Bigend.

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18 ore fa, Helder dice:

Mi sembra incredibile che tu non lo avessi mai letto, pensavo fosse il tuo libro preferito :D

Di Kary Mullis avevo letto qualcosa anch'io, mi pare, era quello che faceva surf?

Esatto.. Un po Estremo nei punti di vista, ma certamente interessante 

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15 ore fa, absolute dice:

Anche io davo per scontato che avessi già letto American Psycho.

Neuromante di William Gibson per me è un gran bel libro (palese fonte di ispirazione del film Matrix), ma se non ti ha ancora preso probabilmente non fa per te. Lo apprezzo tantissimo anche se io ho preferito i romanzi successivi (e sto ancora aspettando da due anni l'edizione italiana dell'ultimo, Gibson ha uno stile troppo complesso perché io possa azzardarmi a leggerlo in originale). La mia preferita è la trilogia di Bigend.

Il fatto è che ero in barca in Grecia,  scenario totalmente in contrasto con le atmosfere del libro 

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L'ho letto due settimane fa. Confermo la tua impressione, è davvero banale e ingenuo in molti passaggi sia di stile che di contenuto. Ho rivalutato Dan Brown dopo averlo letto, in confronto sembra un autore esperto e profondo.

D'altronde Dicker è svizzero e ha ambientato il romanzo negli Stati Uniti, capisco che possa aver successo in patria, ma come ho già detto è molto inferiore ad altri autori, come Dan Brown, che comunque io considero mediocre.

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Non so, ho letto entrambi i libri e li metto sullo stesso piano a livello generale. Con la differenza che Il Codice da Vinci almeno ha una trama molto più articolata e meglio congegnata sia a livello strutturale che di trama specie nei colpi di scena. Ne La Verità sul Caso Harry Quebert i "colpi di scena" sono davvero mal proposti tanto che l'autore ha dovuto provare a mascherarli con l'espediente dei paragrafi iniziali di ogni capitolo in cui spiega i meccanismi della stesura di un libro. E per quanto mi pesi tantissimo ammetterlo, non posso che concordare con Inglo (mio malgrado) nel riconoscere che tali "stratagemmi" sono davvero banali e ingenui tanto da farlo sembrare quasi  "un romanzo per bambini". 

Sarà che Dan Brown l'ho letto una decina di anni fa e magari lo ricordo migliore di quanto sia, ma considera che in genere lo prendo come punto di riferimento in negativo, lo cito spesso come libro pur divertente a livello di intrattenimento ma piuttosto scadente in quanto a contenuti. Ecco, Il Codice da Vinci è divertente e la sospensione dell'incredulità riesce a fartelo gustare senza intoppi, mentre di questo romanzo di Dicker (unico e probabilmente ultimo dei suoi romanzi che conto di leggere) non posso dire lo stesso proprio per via di questi numerosi e per me gravi difetti di cui ho parlato. A livello di trama non ha nulla da invidiare a molti altri thriller (di Dan Brown come di altri autori), ma come resa globale mi ha un po' infastidito. Ad onor del vero devo ammettere che sono riuscito a leggerne almeno un terzo passando oltre ai suoi difetti, ma intorno alla metà la sensazione di essere trattato come un bambino è diventato quasi insopportabile. Da qui il mio commento.

Se però ritieni che io stia esagerando sono disponibile a sentire le tue ragioni, anche perché sono sempre desideroso di confrontarmi e non escludo mai la possibilità di cambiare opinione.

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Permetto che non ritengo che siano capolavori della letteratura di tutti i tempi, quindi nessun parere mi scandalizza.

Ho letto il codice da vinci per caso senza averne sentito parlare e mi ha divertito. Ha la trama di un videogioco - superiamo lo schema e passiamo al successivo, in attesa del mostro finale - e questo rende la lettura scorrevole.

L'avessi quando era diventato il libro dell'anno, con tanto di dibattiti sulle burle (o manie) di Leonardo, sul Priorato di Sion, e sulla cattiva influenza di Brown sui fedeli, mi sarebbero cascate le balle.

[Nota per gli amanti dei paperi disneyani: c'è un ottimo fumetto di Don Rosa con dentro il Priorato]

 

Quanto a dicker, l'ho preso in mano desiderando una lettura leggera e accattivante e ho trovato quel che cercavo. Mi è piaciuta la sovrapposizione tra i piani temporali, la confusione tra finzione e realtà, la rivisitazione degli stessi episodi da punti di vista diversi.

Poi, volendone fsre un'analisi critica (chi non l'ha letto e vuole farlo si fermi qua)

 

è debolissima la parte sulla formazione - il rapporto tra l'anziano scrittore e quello giovane 

insensata la faccenda del presunto mostro che invece è buono e scrive pure capolavori 

valida la descrizione del rapporto morboso tra il vecchio e la fanciulla 

e la progressiva scoperta della follia della fanciulla 

e dell'ipocrisia della provincia americana (non certo una novità , ma ben giocata)

Modificato da pachu
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Come già detto per me sono agli stessi livelli come contenuto, sono due storie di fantasia ed entrambe incuriosiscono. Alla fine il libro di Dan Brown è più "a livelli" come hai detto tu. Tanto per dirne uno anche Player One, recentemente consigliato e commentato in questa sezione, ha una struttura simile. Quello, come questi, come tanti altri, sono divertenti e si fanno leggere e anche velocemente.

 

Infatti ho letto i due libri con le stesse aspettative e solo Dicker mi ha deluso. Perché gli artifici da lui usati mi sono sembrati forzati e hanno reso la lettura meno fluida. Faccio qualche esempio.

 

Spoiler

I capitoli numerati dall'ultimo al primo potevano starci. Ho letto Survivor di Palahniuk che ha addirittura la numerazione delle pagine dall'ultima alla prima. Come cosa ci poteva stare. Ma il breve dialogo tra il protagonista e Quebert che discutono su come scrivere un libro li ho trovati ridondanti. In pratica l'autore sembra voler spiegare al lettore (che evidentemente prende per tonto) quello che lui intendeva fare. Ad esempio quando all'inizio dice che i primi capitoli devono catturare l'attenzione del lettore per spingerlo a continuare la lettura e l'ultimo capitolo deve contenere un colpo di scena. Questi chiarimenti li ho trovati un po' infantili, come se volesse vantarsi di quello che di lì a poco avresti letto. Si vede che Dicker si è divertito a scrivere questo libro (come dice Quebert stesso a Goldman, mi pare) e forse facendosi prendere la mano ha peccato di entusiasmo mettendoci un po' di autocompiacimento. Posso capire anche i falsi ringraziamenti al bibliotecario che servivano a reggere la storia della natura del libro, ovvero che La Verità sul Caso Harry Quebert non è altro che il terzo libro di Goldman. Espediente simpatico, ma secondo me reso male a causa di troppe ingenuità. Ad esempio il modo in cui ovunque andasse Goldman abbia sempre trovato persone disposte a collaborare e raccontare tutto nei minimi dettagli. Eppure all'epoca della scomparsa due semplici poliziotti sono riusciti ad insabbiare un caso che veniva seguita da un'intera nazione... Inoltre Goldman non ha mai messo in dubbio neanche una parola di tutte le sue fonti e guarda caso si ritrova di fronte ad una svista colossale (ovvero la morte della madre) solo per omissione delle sue fonti e superficialità sua. Inoltre, guarda caso, si dimentica puntualmente che Quebert gli aveva detto "ho scoperto una cosa terribile su sua madre" e la cosa viene fuori per puro caso. Insomma, sono particolari troppo ingenui, palesemente forzati per lo svolgimento della trama che puntano tutto sulla sospensione dell'incredulità. Ma quando è troppo è troppo. E come ho già detto ci sono tanti fattori come questo, magari presi singolarmente reggono, ma sommandoli tutti diventano insopportabili. Infatti io sono riuscito a leggerne un terzo senza problemi, ma dopo un po' la cosa pesava.

Cose analoghe succedono anche nel Codice da Vinci,  ad esempio è ridicolo che (segue spoiler sul Codice da Vinci)

Spoiler

il tizio in pochi minuti prima di morire si spoglia, scrive due numeri e nasconde una chiave dietro un quadro

che è praticamente il motivo del titolo del romanzo. Eppure ci si passa sopra perché rientra nell'ambientazione già non troppo verosimile della narrazione. E proseguendo nella lettura tutto si attiene a quegli standard superando, come hai detto tu, "i vari livelli fino al boss finale". È tutto molto coerente.

Invece nel libro di Quebert si legge un desiderio di verosimiglianza quasi da giallo in cui l'autore vuole far capire al lettore che era anche lui in possesso di tutte le informazioni per giungere alla verità. Diverse volte alcuni paragrafi, specie dialoghi e testimonianze, sono ripetuti integralmente proprio per dare tale impressione. Inoltre, come già detto, l'autore riesce a mascherare la verità riuscendo a stupire il lettore proprio grazie a casistiche che uno non avrebbe mai immaginato. Come ad esempio il fraintendimento circa la madre di Nola.

 

Insomma, questo e tanto altro mi hanno portato a declassare questo "thriller" e ritengo che molto sia dovuto all'inesperienza dell'autore che in effetti è anche molto giovane. Per dire, in genere i thriller migliori sono americani o scandinavi, ma del tutto inaspettatamente persino un italiano che non era neanche scrittore di professione, è riuscito a confezionarne uno di tutto rispetto (Io Uccido di Faletti). Quindi non parlo per pregiudizio, ma proprio per l'impressione che ne ho avuto leggendolo.

 

Tutto ciò lo dico, ovviamente, partendo anche io dal presupposto che non vado in cerca di capolavori quando leggo libri come questo, ma anche all'interno della loro categoria ci sono libri più o meno riusciti. E questo secondo me è riuscito a metà per i difetti su cui mi sono espresso. 

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Vabeh emulato nell'essere un sadico maniaco no (o magari si, chissà :)) ma come "visone del mondo"  il suo approccio magari mi avrebbe condizionato 

 

All'epoca (pre crisi) ci promettevano un sogno

 

Conosco gente che è davvero (quasi) così

 

Cmq libro geniale (sono a 40%)

Modificato da The Duke
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  • 5 settimane dopo...

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