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Lavorare per vivere o Vivere per Lavorare?


Zero
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<<... Si lavora per mangiare, per guadagnare di più, per carriera, per recitare un ruolo sociale, per potere. Tutti motivi comprensibili, in particolare il mangiare, ma è veramente tutto qui? 35 anni moltiplicati per 200 giorni per 8 ore meritano di più.
Quanti lavorano per realizzare sé stessi? Quanti si accorgono delle loro potenzialità? Quanti, entrando in ufficio o in fabbrica, hanno la sensazione di fare la cosa giusta, di esercitare una scelta non dettata dal bisogno o da una rinuncia a priori? E' stupefacente il numero delle persone che tirano letteralmente a campare convinte che sia giusto così..>>

A quanti piace il proprio lavoro? a quanti fa schifo e perchè? fino a che punto è giusto mantenere questo compromesso? 

 

 

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Ho buttato via più anni di quelli che avrei dovuto solo perché non mi piaceva nessun lavoro classico e non avevo idea di cosa volessi fare nella vita, l'idea di passare tutti i giorni a fare le solite cose per otto ore al giorno mi ha sempre spaventato parecchio... finché non ho avuto la fortuna di buttarmi in questo settore e di inventarmi il lavoro dal nulla. Il lavoro porta via quasi tutto il tempo a disposizione, quindi io non potrei fare un lavoro che mi fa schifo solo perché dobbiamo lavorare.

 

Sono riuscito a trasformare alcuni dei miei interessi principali (l'escursionismo, la cucina, il mio territorio) nel mio lavoro, e mi sento fortunato per questo.

Potevo trovarmi lavori più "comodi" e remunerati ma non li avrei fatti mettendo tutto me stesso, invece ho scelto la strada difficile che prevede rischi e mesi senza un regolare stipendio, ma dopo anni di buio mi sento appagato e questa sensazione è qualcosa di impareggiabile.

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1 minuto fa, Masahashi dice:

Ho buttato via più anni di quelli che avrei dovuto solo perché non mi piaceva nessun lavoro classico e non avevo idea di cosa volessi fare nella vita, l'idea di passare tutti i giorni a fare le solite cose per otto ore al giorno mi ha sempre spaventato parecchio... finché non ho avuto la fortuna di buttarmi in questo settore e di inventarmi il lavoro dal nulla. Il lavoro porta via quasi tutto il tempo a disposizione, quindi io non potrei fare un lavoro che mi fa schifo solo perché dobbiamo lavorare.

 

Sono riuscito a trasformare alcuni dei miei interessi principali (l'escursionismo, la cucina, il mio territorio) nel mio lavoro, e mi sento fortunato per questo.

Potevo trovarmi lavori più "comodi" e remunerati ma non li avrei fatti mettendo tutto me stesso, invece ho scelto la strada difficile che prevede rischi e mesi senza un regolare stipendio, ma dopo anni di buio mi sento appagato e questa sensazione è qualcosa di impareggiabile.

 

+1, tutto uguale uguale, sostituire solo le parole "escursionismo cucina e territorio" con "imprenditorialità, innovazione e finanza". 

 

L'unico lavoro che mi piacerebbe fare di più è il campione mondiale di e-sports ma direi che è tardi ormai

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Io mi son laureato in ingegneria elettronica, con fatica ho trovato lavoro come informatico ( ho beccato l'anno nero, alcuni miei colleghi 2 anni prima cambiavano lavoro anche 3 volte in 15 giorni con aumenti considerevoli di stipendio )  adesso è da 15 anni che faccio questo lavoro.

Ho lavorato in bei progetti e in progetti bruttissimi di quelli in cui vorresti scappare...
Ho sempre messo la famiglia al primo posto e questo ha limitato la mia carriera.

Ho qualche idea che, tempo permettendo, spero di realizzare.

 

Comunque io lavoro per vivere 

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1 ora fa, Masahashi dice:

Ho buttato via più anni di quelli che avrei dovuto solo perché non mi piaceva nessun lavoro classico e non avevo idea di cosa volessi fare nella vita, l'idea di passare tutti i giorni a fare le solite cose per otto ore al giorno mi ha sempre spaventato parecchio... finché non ho avuto la fortuna di buttarmi in questo settore e di inventarmi il lavoro dal nulla. Il lavoro porta via quasi tutto il tempo a disposizione, quindi io non potrei fare un lavoro che mi fa schifo solo perché dobbiamo lavorare.

 

 

Mi trovo in questa situazione qui al momento.
Mi trovo in un lavoro, la contabilità, che mi fa abbastanza schifo. Credo che se si potesse personificare la noia.. beh si annoierebbe anche lei. è grigia, monotona.
 

Cioè le cose sono quelle una volta imparate ètutto di routine. Meccanico.  Mi sento una lobotomizzata. Un qualcosa senza slanci, senza ambizioni, senza colori, senza persone. E vedendo i colleghi che sono li..penso dal primo giorno "cazzo, spero di non diventar come loro".. 

 Siamo con gli occhi fissi sul monitor 8 ore al giorno dominate quasi ininterrottamente solo dal rumore dei tasti del pc che meccanicamente vengono pigiati. 

40 ore settimanali a svolgere delle pratiche non mie, a costruire con il mio tempo sottopagato il sogno di qualcun altro.

 

Non ho idea di cosa voglio fare.. però ecco la sola idea al momento che, quando mi scade il contratto a maggio, mi riconfermino mi fa rabbrividire. In realtà al momento mi fa rabbrividire anche l'idea di star li a lavorare fino a maggio. L'idea  è di non accettare il rinnovo al momento; non so se è più l ambiente o più il lavoro che rende tutto irrespirabile.

 

D'altro canto se lascio..poi dovrò inventarmi altro! 

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50 minuti fa, pin up dice:

Io faccio il lavoro x cui ho studiato

Ma ti piace?

 

Io non voglio lavorare per vivere.. io vorrei vivere per lavorare!

Nel senso che non mi voglio alzare la mattina con l'obbligo di andare a lavoro. Ma vorrei alzarmi con la voglia di andare a lavoro come se fosse un mio hobby, un qualcosa di assolutamente necessario nella mia vita, non per mangiare, ma per sentirmi appagata, per soddisfare il mio ego, per esser felice. Insomma una passione! 

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4 minuti fa, Zero dice:

Cioè le cose sono quelle una volta imparate ètutto di routine. Meccanico.  Mi sento una lobotomizzata. Un qualcosa senza slanci, senza ambizioni, senza colori, senza persone.

 

Situazioni di questo tipo sono quelle che mi hanno sempre terrorizzato. E ovviamente capisco che non tutti abbiano la possibilità di poter scegliere e a volte si debba scendere a compromessi, soprattutto se hai una famiglia da mantenere e non puoi permetterti il lusso di mollare qualcosa di certo.

 

Io ti direi, finché sei in tempo non accontentarti.

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19 minuti fa, Zero dice:

40 ore settimanali a svolgere delle pratiche non mie, a costruire con il mio tempo sottopagato il sogno di qualcun altro.

 

i lavori "temporanei" possono capirare, ma sottopagati devo diventare una tappa intermedia non una destinazione
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26 minuti fa, Masahashi dice:

 

Situazioni di questo tipo sono quelle che mi hanno sempre terrorizzato. E ovviamente capisco che non tutti abbiano la possibilità di poter scegliere e a volte si debba scendere a compromessi, soprattutto se hai una famiglia da mantenere e non puoi permetterti il lusso di mollare qualcosa di certo.

 

Io ti direi, finché sei in tempo non accontentarti.

Si, il mio terrore è che questi 6 mesi possano diventare un anno..e poi quell'anno magari diventano 2..e quindi in qualche modo mi incastro a vivere per sempre in una città che non mi piace, con un lavoro che non mi piace.

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Ho avuto la fortuna di fare un lavoro che adoro e che soddisfa la mia piu' grande passione, viaggiare. Dal 1998 al 2006, insieme a mia moglie, abbiamo viaggiato e lavorato insieme in giro per il mondo, dall'Australia alle Hawaii, dalla California e Citta' del Capo, da Singapore a Londra, con periodi che variavano dai 5 ai 14 mesi di permanenza per ogni posting, abbastanza per non essere solo un turista di passaggio ma per assaporare la vita in ogni posto, affittando case in localita' stupende (le location del lavoro erano sempre sul mare, per motivi logistici).

Poi nel 2006 abbiamo deciso di pianificare la famiglia e questo ben poco si adattava allo stile di vita che avevamo. Abbiamo quindi deciso di rinunciare a guadagni molto piu' alti per garantire una certa permanenza. Ora ad esempio viaggio molto di meno ma lavoro da casa e passo con i miei il 90% del tempo (nel 2017 ho viaggiato/lavorato una media di 4 giorni al mese, non proprio 'stressante' :) ). Un domani, quando i figli saranno indipendenti ed all'Universita' magari riprenderemo i nostri viaggi 365 giorni all'anno, ma per ora si sta' bene cosi'.

Quindi nel mio caso specifico non si e' trattato di lavorare per vivere o vivere per lavorare, ma ho avuto la fortuna di lavorare per soddisfare la mia passione per il viaggio prima, e trovare un lavoro che mi potesse permettere di passare quanto piu' tempo con la mia famiglia adesso.

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ora faccio 7 ore al giorno un lavoro di merda pagato bene (in regione) e mediamente altre 3 al giorno quello che mi piace che però non è sostenibile da solo (università e consulenza).

spero lo divenga l'anno prossimo.

 

Poi vabbè - lo sostengo da sempre - da grande voglio fare l'anomander rake.

 

credo a questa roba qui. poi, se non ci si fa, si può anche prendere atto che il lavoro ideale non c'è per tutti e ci si può realizzare anche fuori di esso, rompendosi i coglioni qualche ora al giorno e prendendosi soddisfazioni altrove. Io un altro po' ci provo poi anche basta.

 

ikigai-en-optimized.jpg

Modificato da Tersite
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1 ora fa, Zero dice:

Wow @Anomander Rake ma che lavoro fai?

 

Prima, quando giravo come una trottola insieme a mia moglie, lavoravo per societa' che installavano e mettevano in servizio sistemi di Telecomunicazione sottomarini (fibre ottiche). Quindi i siti di approdo erano sempre in localita' di mare (e siamo stati fortunati ad essere sempre impegnati in zone piacevoli).

Ora che la priorita' e' stare con la famiglia faccio il consulente, sempre per sistemi a Fibra Ottica sottomarina o per Software di controllo per Telecomunicazioni (OSS/BSS/Orchestration), di solito con contratto di uno/due anni (l'ultimo con una societa' Tedesca che cercava una figura come la mia per seguire tutta la zona APAC).

Modificato da Anomander Rake
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Bel post, Zero. :D 

 

In gioventù non mi ispirava niente nell'ambiente del lavoro. Facevo cose che non mi iteressavano, avevo voglia solo di giocare a pallone, stare con gli amici e trombare.

Un giorno, mentre ero senza lavoro, a mio padre gli offrirono di prendere in gestione un club di tennis, lui stava andando in pensione, io ero a piede libero e quindi accettammo.

Non avevo mai giocato a tennis, cominciai e intorno ai 24 anni ebbi una folgorazione, volevo fare il maestro di tennis.

Lavorai duro per arrivare a questa meta e ci riuscii alcuni anni dopo. Intorno ai 35 anni diventai istruttore internazionale.

Era un lavoro che mi appassionava molto ma mi mancava qualcosa, il sentirmi bravo.

Le malelingue che dicevano che lavoravo perchè mio padre aveva un club di tennis e non perchè lo meritavo non aiutavano.

Quando, poi, incontrai la donna che mi portò in Norvegia, ebbi l'opportunità di dimostrare a me stesso il mio valore.

Arrivai in Norvegia il venerdi e il lunedi già lavoravo nel club di tennis della città norvegese di Trondheim.

Lavoravo con passione e, essendo io un tipo creativo, creavo metodi di allenamento, progetti dell'insegnamento del tennis.

Quando ebbi le mie figlie capii, però, che il mio tipo di lavoro non era adatto ad avere una famiglia e quindi cominciai a pensare di reinventarmi in un altro lavoro.

Pensai che l'insegnamento era la mia via e, quindi, pensai di cominciare a studiare per diventare maestro d'asilo.

Mi innamorai subito di questo lavoro, di poter insegnare a queste creature indifese.

Quando fui pronto mollai il tennis e comiciai la mia carriera di maestro d'asilo. 

Anche qui venne fuori la mia creatività e sono molto apprezzato per questo.

Ecco, lavorare facendo cose sempre uguali, come un automa sarebbe la mia morte.

Lavorare, creando, facendo progetti invece mi appaga.

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ho la positiva/negativa capacità di appassionarmi a quasi tutto, quindi non ho mai avuto problemi nello svolgere qualunque tipo di lavoro.

a 20 anni ero a londra a fare in un albergo le pulizie, riuscivo a divertirmi anche lì

se dovessi dire nello specifico cosa mi piace fare, non saprei nemmeno da dove partire. spesso nelle scelte sono andata per esclusione.

non riuscirei mai a lavorare nel campo informatico, perché sono negata e mi annoia. non riuscirei a fare un lavoro troppo ripetitivo.

il lavoro che attualmente faccio è in un campo interessante ma poco in linea con i miei studi, e spero di cambiare nel tempo settore. ma la modalità di lavoro mi piace, lavoro in gruppo e da sola, mi interessa seguire tutto il percorso di una azione, occupandomi dalla progettazione (a partire dalla normativa) agli aspetti pratici come la contabilità, riesco a fare formazione (muovendomi in prima persona, perché è l'unico modo qui) e a organizzarmi per gestire in maniera abbastanza ottimale il tempo (quando sono passata dal lavoro privato al lavoro pubblico, ho guadagnato 11 ore a settimana tra orario lavorativo e spostamenti casa-lavoro).

ogni tanto intraprendo percorsi paralleli formativi, da un lato per aggiornarmi ed essere più professionale, dall'altro per confrontarmi con nuovi ambiti di lavoro per capire se possono interessarmi per nuovi sviluppi, anche non legati al mio attuale lavoro. ad esempio al momento stavo valutando la possibilità di fare un corso sul diritto d'autore, per aprire poi eventualmente una agenzia letteraria :)

poi ho tantissimi hobbies

credo che l'importante sia non accontentarsi mai, cercare sempre di migliorarsi e fare esperienze diverse per avere più possibilità di scelta

 

 

 

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Ammiro chi riesce a trasformare le proprie passioni in lavoro, anche se diffido un po' di chi dice di "amare" il proprio lavoro o che lavorare è un divertimento.

Anche se arrivi a trasformare in lavoro una cosa che ti piace, una volta che diventa lavoro porterà con se anche lati che non ti piacciono ma che devi accettare perchè quel mestiere/professione lo richiede.

Ad esempio, se una persona ha una forte propensione verso l'aiuto, ama aiutare/far stare bene gli altri e arriva a fare il medico è bellissimo, ha trasformato la sua passione in lavoro e amerà fare le visite e guarire le persone, ma assieme alle visite ci saranno anche orari faticosi da rispettare, sedi sconfortevoli in cui verrà mandato, attività burocratiche da eseguire, colleghi stronzi con cui avere a che fare, e se poi fa carriera finirà col non fare più visite e doversi dedicare a noiose attività manageriali.

Se una persona ama giocare a calcio e fa il calciatore professionista è fantastico, ma alla fine a calcio ci giocherà una/due volte alla settimana (se non va in panchina), mentre per tutto il resto del tempo ci saranno allenamenti duri, d'estate e d'inverno, palestra, noiose conferenze stampa, ecc.

Il lavoro è lavoro, non è divertimento.

 

Personalmente faccio il lavoro per cui ho studiato (ingegnere informatico) e ho scelto di studiare ingegneria informatica perchè sapevo che era nelle mie corde, in queste cose sono bravo e che era un titolo di studio molto ben spendibile sul mercato. Mi trovo bene ma le mie passioni sono altre e cerco di coltivarle nel tempo libero (quel poco che ho).

Confido che un giorno trasformerò il mio lavoro in una forma che mi piaccia di più, ho dei progetti in testa in questo senso, ma per ora mi va bene così.

Modificato da GURU baba rey
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Oggi i miei capi entusiasti mi chiamano per dirmi che la loro intenzione è quella di prorogarmi il contratto che scade il 10 maggio (mi hanno presa un po alla sprovvista non mi aspettavo che me lo dicessero già da ora). La risposta più semplice da dire era si, quella più semplice da fare era si.
Ma io non ci sto! Ho rifiutato.

Ci sono rimasti malissimo... hanno completamente cambiato espressione e mi hanno guardata come "Ma guarda questa qui che arroganza!".

Ho rifiutato perchè a 25 anni mi sono concesse ancora un po di cazzate! Ho ancora tempo per provare, andare.. e anche tornare eventualmente.

Ho rifiutato perchè restare li vuol dire per me incastrarmi in un lavoro che non mi piace, in una città che non mi piace con uno stipendio non al pari delle rinunce. 

Ho rifiutato perchè questo lavoro mi toglie gli entusiasmi e in qualche modo giorno dopo giorno mi sta spegnendo. Mi invecchia dentro.

 

Non so cosa farò dopo, cambierò città sicuramente ! La cosa che so ora è cosa non voglio fare.. e questo già è qualcosa!

 

 

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