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Romanzo collettivo distopico dei phora


Tersite
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37 minuti fa, SCRIGNO MAGICO dice:

Per me abbiamo già fondamenta troppo instabili, forse sarebbe meglio ripartire da capo, con spirito di squadra, sintonia, empatia, immedesimazione, e non per incasinare gli altri! :D 

a me le idee contenute nella storia piacciono, se facciamo un minimo di attenzione a quello che hanno scritto gli altri prima di noi possiamo continuare e vedere dove si arriva.

@Gianni Infantino visto che hai svaccato tu per primo, a te la palla :D

 

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Mettiamo intanto dei punti fermi, alla luce di quello che abbiamo scritto finora.

In rosso qualche interrogativo.


1) Il protagonista si chiama Steve;
2) steve è andato a letto convinto di vedere un dinosauro (nella stanza? dalla finestra?); al suo risveglio il dinosauro era ancora lì, ma poi chiude gli occhi e il dinosauro sparisce;
3) Steve lavora al palazzo K226, al distaccamento Rifrazioni dell'ufficio Controllo Perfezione Umana, un posto con tanti specchi che permettono di controllare gli umani;
4) Ha un capo unità che si chiama Lily;
5) La vettura la tiene parcheggiata al sesto piano sotto terra del palazzo;
6) Steve è preoccupato che qualcuno al lavoro venga a sapere della sua allucinazione sul dinosauro;
7) In pausa stava per andare alla Casa di Lena, ma vedendo un cybercop preferisce andare come sempre al Cube Center (la Casa di Lena è una casa di piacere? è un luogo illegale?);
8) Il Cube Center è un locale in cui c'è un orologio che segna sempre le 22, ma fuori non è ancora sera, perchè Steve è in pausa;
9) Al Cube Center c'è il vecchio Jesus (barista? cliente?), un'autorità in materia di rettili, e Steve prova a parlare con lui del dinosauro (solo al lavoro si preoccupa?);
10) Una ragazza bionda con gli occhi azzurri seduta al bancone origlia la conversazione e poi cerca di scappare; Steve la ferma e pensa di averla vista alla Casa di Lena.
 

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Il 15/1/2018 at 13:27, Tersite dice:

funziona che a ogni messaggio ognuno aggiunge dalle 10 alle 30 parole.

 

 

Ah, specificherei che le 10-30 parole possono essere aggiunte anche in mezzo a quanto già scritto e non necessariamente in fondo. 

A volte potrebbe essere interessante sviluppare qualcosa indietro che merita di essere approfondito. 

 

Magari in quel caso scriviamo in rosso, o tocca rileggere tutto.

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5 minuti fa, Nightbay dice:

2) steve è andato a letto convinto di vedere un dinosauro (nella stanza? dalla finestra?); al suo risveglio il dinosauro era ancora lì, ma poi chiude gli occhi e il dinosauro sparisce;

 

Il 15/1/2018 at 13:39, SCRIGNO MAGICO dice:

Quando si svegliò, il dinosauro era ancora lì.

Non sembrava minaccioso, se può non sembrarlo un essere lungo trenta piedi...

 

Vorrei dire che il lavoro di squadra consiste anche nel considerare gli scritti precedenti senza alterarli, modificarli, e soprattutto annullarli, se no passa la voglia. Se io scrivo che il dinosauro è ancora lì, cosa vuol dire che poi sparisce? Allora che scrivo a fare, per vedere le mie cose annullate da chi arriva dopo? A me l'elemento dinosauro non piaceva per niente ma mi sono adattato a immedesimarmi nella situazione posta da chi mi ha preceduto. Non l'ho "annullata" con un artificio. 

 

Ci vuole un po' di "spirito di squadra" se no si scombina tutto... Comunque resto un po' alla finestra, magari rientro più avanti. :) 

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4 minuti fa, SCRIGNO MAGICO dice:

Vorrei dire che il lavoro di squadra consiste anche nel considerare gli scritti precedenti senza alterarli, modificarli, e soprattutto annullarli, se no passa la voglia. Se io scrivo che il dinosauro è ancora lì, cosa vuol dire che poi sparisce? Allora che scrivo a fare, per vedere le mie cose annullate da chi arriva dopo? A me l'elemento dinosauro non piaceva per niente ma mi sono adattato a immedesimarmi nella situazione posta da chi mi ha preceduto. Non l'ho "annullata" con un artificio. 

Ci vuole un po' di "spirito di squadra" se no si scombina tutto... Comunque resto un po' alla finestra, magari rientro più avanti. :) 

 

Be', il bello di questo gioco è anche quello di adattarsi ai twist imposti dagli altri...

L'unico consiglio che mi sento di dare è di non abusarne, perchè basta una minima esperienza da lettori per sapere che troppi colpi di scena non funzionano.

O troppi personaggi. Non è la prima volta che partecipo a iniziative di questo genere e una cosa che ho notato è che tutti hanno sempre una gran voglia di introdurre un nuovo personaggio.

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Comunque dai, andiamo avanti.

 

Quando si svegliò, il dinosauro era ancora lì.
Non sembrava minaccioso, se può non sembrarlo un essere lungo trenta piedi.
Certo il suo piano non aveva funzionato. La notte non aveva fatto disperdere l'enorme animale, che anzi era ancora davanti a lui e lo fissava. Forse era addestrato a farlo.
Allora Steve chiuse gli occhi, li riaprì e il dinosauro non c'era più. Sconcertato si vestì ed andò al lavoro.
Passando davanti a ogni specchio, controllava di non avere niente fuori posto. I colleghi non sembrava si fossero accorti di quello che era successo, e lavorare al distaccamento Rifrazioni dell'ufficio Controllo Perfezione Umana aveva i suoi vantaggi. Lì non andavano tanto per il sottile, ma se gli specchi consentivano di osservare ogni angolatura degli Umani,  consentivano anche a chi conosceva il sistema di eludere quasi 1 centimetro del proprio corpo alla sorveglianza stessa. Nemmeno Lily, primo capo unità alla quale non sfuggiva mai nulla, aveva scorto la piccola ruga di perplessità annidata nel suo sopracciglio sinistro.
Bene così, si disse Steve, tra poco siamo in pausa e potrò finalmente parlare con qualcuno in santa pace. 
Prese l'elevatore magnetico, scese al sesto piano sotto terra del palazzo K226 e accese con calma la sua vettura.
Stava per programmare il codice della Casa di Lena, quando con la coda dell'occhio vide un cybercop in avvicinamento: decise allora di recarsi come sempre al Cube Center. 

Le porte del locale si spalancarono al suo passaggio, e fu subito sera. Al Cube il grande orologio segnava le 22, e quando la lancetta dei secondi completava il giro, suddividendo il cerchio in 60 identici spicchi, erano ancora le 22 in punto. Quella sera il locale non era affollato, passare qualche ora al bancone era l'ideale per rimettere a posto le idee e fare una chiacchierata con il vecchio Jesus, vera autorità in materia di rettili, e non solo.
- Ehi Jesus, che ne sai di enormi dinosauri che appaiono e scompaiono improvvisamente? - chiese sorseggiando il suo Aquila Nera on the rocks.
- Amico, non dovresti parlare di queste cose così alla leggera, non si sa mai chi potrebbe essere in ascolto. -
- A chi vuoi che interessi quello che probabilmente è stato solo frutto della mia immaginazione? -
- Perché è sicuramente così, no? - aggiunse dopo aver notato Jesus che distoglieva lo sguardo.
Nel frattempo una ragazza bionda seduta al bancone, apparentemente molto agitata, sembrava non essersi persa nulla di quella conversazione. Steve la fissò per un lunghissimo istante...
A quel punto la ragazza, visibilmente impaurita, prese la borsetta con un gesto brusco e cercò di avviarsi all'uscita.
- No, aspetta! -  la mano di Steve aveva raggiunto la spalla della bionda ragazza fasciata in un cappotto di lana rossa.
La ragazza si voltò per vedere Steve. Gli occhi cerulei della ragazza incrociarono quelli dell'uomo in un misto di rancore e indifferenza ma interruppe l'uscita e fissò il suo interlocutore.
- Io ti ho già vista…- sussurrò Steve.
Lei annuì.
- Alla Casa di Lena, vero? –
Un altro cenno di assenso.
- Lavori lì? -

Rimase muta. Immobile. Per un lunghissimo attimo. Poi sulla pelle del suo viso passò uno strano riflesso, che andò subito a scomparire dentro le luci basse del locale.

- Non dovremmo essere qui ora: seguimi -.

Steve la seguì.

All'esterno il sole non era ancora alto nel cielo. Il contrasto con l'atmosfera serale del Cube Center era ogni volta spiazzante, anche per un frequentatore abituale come lui.

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Quando si svegliò, il dinosauro era ancora lì.
Non sembrava minaccioso, se può non sembrarlo un essere lungo trenta piedi.
Certo il suo piano non aveva funzionato. La notte non aveva fatto disperdere l'enorme animale, che anzi era ancora davanti a lui e lo fissava. Forse era addestrato a farlo.
Allora Steve chiuse gli occhi, li riaprì e il dinosauro non c'era più. Sconcertato si vestì ed andò al lavoro.
Passando davanti a ogni specchio, controllava di non avere niente fuori posto. I colleghi non sembrava si fossero accorti di quello che era successo, e lavorare al distaccamento Rifrazioni dell'ufficio Controllo Perfezione Umana aveva i suoi vantaggi. Lì non andavano tanto per il sottile, ma se gli specchi consentivano di osservare ogni angolatura degli Umani,  consentivano anche a chi conosceva il sistema di eludere quasi 1 centimetro del proprio corpo alla sorveglianza stessa. Nemmeno Lily, primo capo unità alla quale non sfuggiva mai nulla, aveva scorto la piccola ruga di perplessità annidata nel suo sopracciglio sinistro.
Bene così, si disse Steve, tra poco siamo in pausa e potrò finalmente parlare con qualcuno in santa pace. 
Prese l'elevatore magnetico, scese al sesto piano sotto terra del palazzo K226 e accese con calma la sua vettura.
Stava per programmare il codice della Casa di Lena, quando con la coda dell'occhio vide un cybercop in avvicinamento: decise allora di recarsi come sempre al Cube Center. 

Le porte del locale si spalancarono al suo passaggio, e fu subito sera. Al Cube il grande orologio segnava le 22, e quando la lancetta dei secondi completava il giro, suddividendo il cerchio in 60 identici spicchi, erano ancora le 22 in punto. Quella sera il locale non era affollato, passare qualche ora al bancone era l'ideale per rimettere a posto le idee e fare una chiacchierata con il vecchio Jesus, vera autorità in materia di rettili, e non solo.
- Ehi Jesus, che ne sai di enormi dinosauri che appaiono e scompaiono improvvisamente? - chiese sorseggiando il suo Aquila Nera on the rocks.
- Amico, non dovresti parlare di queste cose così alla leggera, non si sa mai chi potrebbe essere in ascolto. -
- A chi vuoi che interessi quello che probabilmente è stato solo frutto della mia immaginazione? -
- Perché è sicuramente così, no? - aggiunse dopo aver notato Jesus che distoglieva lo sguardo.
Nel frattempo una ragazza bionda seduta al bancone, apparentemente molto agitata, sembrava non essersi persa nulla di quella conversazione. Steve la fissò per un lunghissimo istante...
A quel punto la ragazza, visibilmente impaurita, prese la borsetta con un gesto brusco e cercò di avviarsi all'uscita.
- No, aspetta! -  la mano di Steve aveva raggiunto la spalla della bionda ragazza fasciata in un cappotto di lana rossa.
La ragazza si voltò per vedere Steve. Gli occhi cerulei della ragazza incrociarono quelli dell'uomo in un misto di rancore e indifferenza ma interruppe l'uscita e fissò il suo interlocutore.
- Io ti ho già vista…- sussurrò Steve.
Lei annuì.
- Alla Casa di Lena, vero? –
Un altro cenno di assenso.
- Lavori lì? -

Rimase muta. Immobile. Per un lunghissimo attimo. Poi sulla pelle del suo viso passò uno strano riflesso, che andò subito a scomparire dentro le luci basse del locale.

- Non dovremmo essere qui ora: seguimi -.

Steve la seguì.

All'esterno il sole non era ancora alto nel cielo. Il contrasto con l'atmosfera serale del Cube Center era ogni volta spiazzante, anche per un frequentatore abituale come lui.

Attraversarono a piedi un paio di isolati. Lei lo precedeva di un passo, tenendo la testa leggermente inclinata nella direzione di Steve  "Mi chiamo Grace" sussurrò. 

Modificato da silvia_fi
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  • 3 mesi dopo...

Quando si svegliò, il dinosauro era ancora lì.
Non sembrava minaccioso, se può non sembrarlo un essere lungo trenta piedi.
Certo il suo piano non aveva funzionato. La notte non aveva fatto disperdere l'enorme animale, che anzi era ancora davanti a lui e lo fissava. Forse era addestrato a farlo.
Allora Steve chiuse gli occhi, li riaprì e il dinosauro non c'era più. Sconcertato si vestì ed andò al lavoro.
Passando davanti a ogni specchio, controllava di non avere niente fuori posto. I colleghi non sembrava si fossero accorti di quello che era successo, e lavorare al distaccamento Rifrazioni dell'ufficio Controllo Perfezione Umana aveva i suoi vantaggi. Lì non andavano tanto per il sottile, ma se gli specchi consentivano di osservare ogni angolatura degli Umani,  consentivano anche a chi conosceva il sistema di eludere quasi 1 centimetro del proprio corpo alla sorveglianza stessa. Nemmeno Lily, primo capo unità alla quale non sfuggiva mai nulla, aveva scorto la piccola ruga di perplessità annidata nel suo sopracciglio sinistro.
Bene così, si disse Steve, tra poco siamo in pausa e potrò finalmente parlare con qualcuno in santa pace. 
Prese l'elevatore magnetico, scese al sesto piano sotto terra del palazzo K226 e accese con calma la sua vettura.
Stava per programmare il codice della Casa di Lena, quando con la coda dell'occhio vide un cybercop in avvicinamento: decise allora di recarsi come sempre al Cube Center. 

Le porte del locale si spalancarono al suo passaggio, e fu subito sera. Al Cube il grande orologio segnava le 22, e quando la lancetta dei secondi completava il giro, suddividendo il cerchio in 60 identici spicchi, erano ancora le 22 in punto. Quella sera il locale non era affollato, passare qualche ora al bancone era l'ideale per rimettere a posto le idee e fare una chiacchierata con il vecchio Jesus, vera autorità in materia di rettili, e non solo.
- Ehi Jesus, che ne sai di enormi dinosauri che appaiono e scompaiono improvvisamente? - chiese sorseggiando il suo Aquila Nera on the rocks.
- Amico, non dovresti parlare di queste cose così alla leggera, non si sa mai chi potrebbe essere in ascolto. -
- A chi vuoi che interessi quello che probabilmente è stato solo frutto della mia immaginazione? -
- Perché è sicuramente così, no? - aggiunse dopo aver notato Jesus che distoglieva lo sguardo.
Nel frattempo una ragazza bionda seduta al bancone, apparentemente molto agitata, sembrava non essersi persa nulla di quella conversazione. Steve la fissò per un lunghissimo istante...
A quel punto la ragazza, visibilmente impaurita, prese la borsetta con un gesto brusco e cercò di avviarsi all'uscita.
- No, aspetta! -  la mano di Steve aveva raggiunto la spalla della bionda ragazza fasciata in un cappotto di lana rossa.
La ragazza si voltò per vedere Steve. Gli occhi cerulei della ragazza incrociarono quelli dell'uomo in un misto di rancore e indifferenza ma interruppe l'uscita e fissò il suo interlocutore.
- Io ti ho già vista…- sussurrò Steve.
Lei annuì.
- Alla Casa di Lena, vero? –
Un altro cenno di assenso.
- Lavori lì? -

Rimase muta. Immobile. Per un lunghissimo attimo. Poi sulla pelle del suo viso passò uno strano riflesso, che andò subito a scomparire dentro le luci basse del locale.

- Non dovremmo essere qui ora: seguimi -.

Steve la seguì.

All'esterno il sole non era ancora alto nel cielo. Il contrasto con l'atmosfera serale del Cube Center era ogni volta spiazzante, anche per un frequentatore abituale come lui.

Attraversarono a piedi un paio di isolati. Lei lo precedeva di un passo, tenendo la testa leggermente inclinata nella direzione di Steve  "Mi chiamo Grace" sussurrò. 

"Grace..." ripeté tra sé Steve. Era sicuro di aver già sentito quel nome, o forse letto da qualche parte. Ripensò ai luoghi che frequentava di recente, ma non gli venne nulla in mente. Nulla. Tranne la Casa di Lena. 

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