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Utopia - Distopia


silvia_fi
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Ho visto di recente a Lisbona una mostra molto interessante, inserita in un percorso artistico dal titolo Utopia - Distopia.

Era la seconda parte (sulla prima parte dal titolo Pynchon Park ho trovato solo un minilibricino e qualche link https://www.maat.pt/en/exhibitions/dominique-gonzalez-foerster-pynchon-park e http://www.bmiaa.com/pynchon-park-intervention-by-dominique-gonzalez-foerster-at-maat-lisbon/)

 

L'argomento mi ha sempre interessato molto, conosco un po' di letteratura ma sono rimasta davvero stupefatta nel vedere attraverso la mostra quanto questi concetti si stanno evolvendo, e come sia possibile legare attraverso un unico ragionamento che parte dallo sviluppo dei sogni e desideri più intimi (utopia personale, distinta nella mostra dalle utopie generali di moro e campanella) gli istinti umani di sopravvivenza, il consumismo, la tecnologia, i migranti, simulazioni di mondi alternativi, populismi, inquinamento, emergenze ambientali e sociali, crisi finanziarie e terrorismo.

"Contraddizioni di un'epoca di accelerazioni paradossale in cui coesistono ansia e ottimismo. Le tecnologie assicurano una migliore qualità della vita, tuttavia, in ambito sociale, politico e ambientale, l'esistenza umana è costantemente interessata da crisi cicliche in cui emergono discorsi utopici e distopici"   "il passaggio tra la visione ottimistica del futuro, che il principio di speranza della modernità portava con sé, e la congenita diffidenza, se non l’angoscia, con la quale oggi guardiamo a ogni fuga in avanti e a qualunque nuova proposta futura" " il termine distopia, inizialmente utilizzato per descrivere solo opere letterarie o di fantascienza, è sempre più spesso impiegato per descrivere la realtà abitata e il fallimento di realizzazioni urbanistiche"

 

sono l'unica a intripparmi con questi argomenti?

il topic "viviamo già in una simulazione" è una ulteriore risposta da parte di chi rifiuta la realtà?

sto diventando vecchia?

è colpa della raggi se a roma non si può più vivere?

 

Modificato da silvia_fi
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Anche a me interessa molto come tematica perché appunto permette di spaziare in approfondimenti in tante sottocategorie sociali, politiche e culturali. Ultimamente è andato incontro ad una riscoperta "grazie a" (io direi, purtroppo a causa di) un filone di film e libri adolescenziali che partivano da questo presupposto (Hunger Games e simili, per intenderci). Questo dimostra quanto in realtà sia un argomento così versatile da poter essere riadattato in diversi contesti. Personalmente ho apprezzato diverse opere di fantascienza e proprio qualche mese fa sono andato alla ricerca di romanzi basati su distopie e ho letto Il Racconto dell'Ancella di Atwood e Noi di Zamjatin. È curioso vedere come partendo dalla stessa tematica si riesca ad arrivare a risultati tanto diversi.

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Bè, Black Mirror (che entrambi amiamo) ci insegna che le distopie possono purtroppo avvicinarsi notevolmente alla realtà.

Le utopie restano tali, le distopie immaginate da scrittori (sceneggiatori, pittori e artisti in genere) purtroppo sembra riescano ad attecchire al mondo con più rapidità ed efficacia.

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Quindi, ecco: fra i due poli opposti, uno è terribilmente affascinante perché poi può davvero avvenire e noi da un lato ne restiamo affascinati, dall'altro dovremmo chiederci perché ciò che un tizio qualunque anni prima paventava come un'idea negativa e da evitare poi sia accaduta. L'altro era e rimane irraggiungibile in quasi ogni caso.

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Anche io ho segnato Il Racconto dell'Ancella di Atwood e Noi di Zamjatin tra i libri da leggere, oltre a Il condominio di Ballard, La strada di McCarthy, Non lasciarmi, di Ishiguro e Il mondo nuovo di Huxley.

 

sono d'accordo con moon che le utopie restano tali, ma vorrei capire il perché

 

nel privato quello che dell'argomento mi fa pensare maggiormente è di come vivo alcune di queste situazioni nella mia città e in generale nella mia vita. effettivamente ho notato in alcuni ambiti una sorta di involuzione, non è una semplice percezione del "si stava meglio quando si stava peggio" ma è proprio una serie di situazioni di disagio.

con questo non è che rinnego il progresso, anzi uno dei criteri di scelta per gli investimenti pubblici definito proprio in questi ultimi anni riguarda il finanziare progetti e tecnologie che portano a un reale miglioramento delle condizioni/situazioni dei cittadini.

vorrei cercare di capire se anche nelle altre città o negli altri stati è così. leggendo alcuni post di anomander viene da pensare di no, la storia dell'allegro condominio che fa le riunioni in piscina con buffet mi ha segnata :D 

 

sulle grandi tematiche invece vedo che l'arrendersi della politica davanti ad esempio alla situazione dei migranti è il risultato proprio dell'assecondare i bisogni e le paure dei singoli 

 

 

 

 

 

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Semplicisticamente, ti dico che per realizzare qualcosa di armonioso e quasi perfetto è necessario un grande sforzo e da parte di una comunità che lavori come tale, per mandare tutto in vacca basta poco e gli interessi personali aiutano, in questo...

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"C'è un solo modo per far bene una cosa, il mio" è la frase che dice spesso mio padre per sfottere il classico imprenditore edile bergamasco. Non c'è un solo modo per fare le cose bene, il fatto è spesso le cose fatte bene richiedono più impegno, riflessione e lungimiranza, mentre è più facile perseguire il tornaconto immediato o imitare quello che fanno gli altri senza farsi domande.

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per me è un difetto della natura umana, la necessità di sopravvivere ci costringe a concentrarci su pericoli e per esensione sulle negatività.

temo che non ci evolveremo in tempo per salvarci dall'estinzione.

 

le proiezioni dell'osce sulla sovrappopolazione e un recente reportage del NYT sul cambiamento climatico, d'altra parte, dicono che all'umanità restano solo un paio di generazioni, salvo svolte al momento non immaginabili. Quegli articoli sono a loro modo distopici.

 

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Il discorso mi appassiona ed è più bello da fare dal vivo.

 

Comunque 

 

Le città galleggianti sono la nuova utopia dei miliardari - Martín Caparrós - Internazionale

https://www.internazionale.it/opinione/martin-caparros/2017/07/31/citta-galleggianti-seasteading

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1 ora fa, Toremoon dice:

Le città galleggianti sono la nuova utopia dei miliardari - Martín Caparrós - Internazionale

https://www.internazionale.it/opinione/martin-caparros/2017/07/31/citta-galleggianti-seasteading

 

è bellissimo, la descrizione che ne fa l'articolo mi sembra riduttiva: è la rivoluzione del concetto di identità, creando società nuove in spazi nuovi si possono aggregare gruppi in base a idee a posteriori e non ereditate. 

L'umanità dopo le catastrofi dei prossimi decenni potrebbe riorganizzarsi in questo modo. 

Ora che ci penso però finirebbero tutti colonizzati dagli imperialisti stronzi, come nel mondo attuale.

 

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  • 2 settimane dopo...

ho letto l'articolo.

il mio primo irrefrenabile impulso è stato quello di scrivere a internazionale per dire che si scrive  thomas more e non moore.

il secondo pensiero è che mi sembra un concetto implicitamente fallimentare: l'equilibrio della società su cosa si basa?

non leggo regole, tranne che ognuna di queste città galleggianti si autoregolerebbe da sola. si finirebbero per creare quindi delle strutture societarie simili alle città odierne, per stabilire regole e farle rispettare. 

ci finirebbero persone che vogliono scappare perché nei guai con la giustizia, assassini, trafficanti, delinquenti sufficientemente ricchi (tutti rientranti nella categoria di "investitori" dell'articolo).

diciamo che potrebbe essere una soluzione, se vista nell'ottica di liberare il resto del mondo da queste persone :)

 

 

 

sono incuriosita dal saggio "Homo deus. Breve storia del futuro" di Yuval Noah Harari: qualcuno lo ha letto  ?

 

"La guerra è obsoleta, le carestie stanno scomparendo, la morte è solo un problema tecnico. Cosa ci riserva il futuro? Questo è il prossimo stadio dell'evoluzione. Questo è Homo Deus
Nella seconda metà del XX secolo l'umanità è riuscita in un'impresa che per migliaia di anni è parsa impossibile: tenere sotto controllo carestie, pestilenze e guerre. Oggi è più probabile che l'uomo medio muoia per un'abbuffata da McDonald's piuttosto che per la siccità, il virus Ebola o un attacco di al-Qaida. Nel XXI secolo, in un mondo ormai libero dalle epidemie, economicamente prospero e in pace, coltiviamo con strumenti sempre più potenti l'ambizione antica di elevarci al rango di divinità, di trasformare ''Homo sapiens'' in ''Homo Deus''. E allora cosa accadrà quando robotica, intelligenza artificiale e ingegneria genetica saranno messe al servizio della ricerca dell'immortalità e della felicità eterna? Harari racconta sogni e incubi che daranno forma al XXI secolo in una sintesi audace e lucidissima di storia, filosofia, scienza e tecnologia, e ci mette in guardia: il genere umano rischia di rendere se stesso superfluo. Saremo in grado di proteggere questo fragile pianeta e l'umanità stessa dai nostri nuovi poteri divini?

 

 

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  • 1 mese dopo...

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