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Una pagina meravigliosa


Mist
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“Filippo Inzaghi Cagava. Cagava tantissimo, e questo di per sé è un bene. Il fatto però che lo facesse allo stadio, nel nostro spogliatoio, poco prima di giocare, ci rendeva alquanto nervosi. Specie se lo spogliatoio era piccolo, perché tanta puzza in poco spazio tende a comprimersi. Andava in bagno anche 3-4 volte nel giro di 10 minuti. “Ragazzi, mi porta bene farla prima della partita". A pestarla mi avevano raccontato, non a produrla o annusarla. “Pippo, a noi no. Ma cos’hai mangiato, un cadavere?” “Pippo si limitava ad ammettere: I Plasmon. Li mangiava per davvero, tutti i giorni, a tutte le ore, e noi lo sapevamo. Un neonato di quasi 40 anni. Abbiamo tentato di rubarglieli in tutti i modi, senza successo. Li custodiva gelosamente, e guai se qualcuno provava a prenderglieli. Rispondeva sempre allo stesso modo... "Lo faccio per il vostro bene, i miei gol vi servono”. Andrea Pirlo Fonte- Andrea Pirlo - Penso Quindi Gioco

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Questa mi ha ucciso :D

"Il compleanno di Rino è il 9 Gennaio. Qualche giorno prima, all'inizio di un allenamento, Kaladze ci ha fermati tutti e ha chiesto la parola: "Mister, scusa ma devo dire una cosa. È importante."
"Prego, Kala..." "Mancano tre giorni al compleanno di Rino Gattuso." Forse gli era saltata qualche rotella, ma abbiamo fatto finta di niente. La sera, a cena, di nuovo: "Scusate, ragazzi, devo parlarvi". Dicci, Kala ..."
"Mancano due giorni e quattordici ore al compleanno di Gattuso." I nostri dottori lo guardavano, volevano intervenire, avevano giá pronta la camicia di forza ma li abbiamo fermati. Il mattino seguente la stessa scena. Ha alzato la mano e io non l'ho neanche lasciato parlare: "Vai, Kala..." Mancano due giorni al compleanno di Rino Gattuso."
Povero Kaladze, brutta cosa l'Alzheimer. I compagni cominciavano a ridere, Rino a incazzarsi. Si sentiva tirato in mezzo. Il conto alla rovescia è diventato un tormentone, fino alla notte dell'8 gennaio.
"Ragazzi mancano tre ore al compleanno di Rino Gattuso".
Rino ormai non riusciva più a controllarsi. L'avrebbe preso a bastonate. Finalmente è arrivato il 9 gennaio: niente. Zero. Tutti zitti. Il silenzio dei giorni peggiori. Allora sono intervenuto io: "Kala, non è che per caso hai qualcosa da dire?"
"No mister, e perchè mai dovrei parlare?"
"Ma non ti sei dimenticato proprio niente?"
"Direi proprio di no."
Ho guardato Rino con la coda dell'occhio, era carico come una bomba, pronto a esplodere. Il 10 gennaio, poi a colazione in ritiro, Kaladze si è avvicinato a me con una faccia tristissima. Sembrava che fosse successo qualcosa di grave; perciò mi sono preoccupato e ad alta voce gli ho chiesto: " Ma c'è qualcosa che non va?"
"Si mister, mancano trecentosessantaquattrogiorni al compleanno di Rino Gattuso."
Boato in sala, eravamo di fronte a un genio. Rino sbottò e lo rincorse per tutta la sala, gli ha tirato un sacco di mazzate: credo che sia lì che Kala ha iniziato a sentire i primi scricchiolii al ginocchio". Carlo Ancelotti

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Quel Sabato Maradona non seguì i compagni negli spogliatoi, ma rimase sul campo per allestire uno spettacolo destinato ai giornalisti. Dribbling tra i birilli e palleggi. Era il suo modo di vendicarsi di noi. Scrivevamo ogni giorno che era finito, che non si reggeva in piedi. Ebbene, guardatemi, pareva dire. Guardatemi e tacete.

A un certo punto esagerò. Sistemò il pallone sulla linea di fondo campo. Ma non all’altezza della bandierina del calcio d’angolo: da lì sono buoni tutti (insomma, alcuni…). Lui la mise molto più vicino alla porta: nel punto in cui la linea di fondo interseca l’area piccola del portiere.

Da lì la porta non riesci a vederla neanche se sei strabico. Puoi vedere solo la parte esterna del palo, ma è talmente vicina che ti sembra un muro: fare gol da quella posizione non è difficile. È impossibile. Bisognerebbe violare una ventina di leggi fisiche. Colpire il pallone con un tiro che a metà del suo breve tragitto si pieghi verso l’esterno per evitare il palo e poi, ma immediatamente, compia una conversione di novanta per infilarsi in porta.

Maradona calciò il pallone e lo infilò in porta. Non una, ma cinque volte. Perché si capisse che la prima non era stato un caso.

Io lo guardavo a bocca aperta, e non ero il solo.

A un certo punto sentimmo dei latrati provenire dal campo. Era un giovane ragazzo che da venti minuti stava provando a imitare il famoso tiro dalla linea di fondo. Ma i suoi tentativi morivano tutti regolarmente contro il palo: questo spiegava i latrati di disperazione.

Fu allora che Maradona, si avvicinò al ragazzo e gli disse: Non ti preoccupare, alla tua età non ci riuscivo nemmeno io. Adesso ti insegno”. Il più famoso calciatore del mondo si inginocchiò davanti al ragazzo, gli afferrò un piede e lo accostò al pallone in un certo modo: “Ecco, devi colpire proprio qui.”

Quel ragazzino si chiamava Gianfranco Zola"... Fonte- La Stampa

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Bellissima sta pagina! Io Pirlo l'ho visto due tre volte dal vivo e non ho ancora capito se ci è o ci fa. Tenderei per l'ipotesi "troll".Ti dice delle cazzate tipiche di uno che non è a 100, tu fai: "O_o", ma subito dopo ti fa il sorrisino da: "sto scherzando" Comunque è una persona molto disponibile (o almeno era all'epoca, quando stava all'Inter ed era all'inizio del lancio di carriera).

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  • 2 settimane dopo...

Ma che minchia di gol ha fatto ieri sera al Liverpool?

"A 16 anni venni scartato ai provini per giocare nello Sheffield Wednesday, era la squadra per cui ho sempre tifato, fu una delusione grandissima. La motivazione era che fisicamente non ero adeguato, ero alto 140cm. Da quel giorno dentro me stesso cresceva sempre di più la rabbia, volevo giocare a Calcio, era il mio scopo nella vita. A 18 anni sono andato a lavorare in fabbrica, ma la passione per il Football non passava, anzi cresceva giorno dopo giorno. La mattina lavoravo, e la sera ero il bomber delle rappresentative semi dilettantistiche locali. Ero arrivato al punto che tornavo a casa solo per dormire. Dentro di me, però sapevo che avrei fatto il calciatore professionista e che prima o poi avrei sfondato. Non immaginavo di certo che sarei arrivato in Premier, ma la vita si sà, riserva quando meno te lo aspetti, sempre un'altra possibilità." Jamie Vardy

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  • 2 settimane dopo...

Appena arrivò all'Inter segnò in amichevole con il Real Madrid un gol di una potenza impressionante.
Dentro di me dissi: questo è il nuovo Ronaldo, possiede tutto.
Fisico, talento, velocità.
Ma Adri veniva dalle favelas e quella cosa mi spaventava.
Ho visto bene i pericoli che genera la ricchezza su chi non ha mai avuto nulla. Quasi ogni giorno a fine allenamento gli chiedevo: "Cosa fai questa sera? Dove vai?". Avevo paura che si cacciasse in qualche guaio.
Adriano aveva un padre che lo salvaguardava molto e sapeva metterlo in riga. Ma prima dell'inizio di una stagione, precisamente al trofeo Tim, successe l'inimmaginabile. Gli telefonarono dal Brasile e ricevette una di quelle notizie che possono cambiarti l'animo per sempre: "Adriano, papà è morto".
Lo vidi singhiozzare, buttare giù il telefono e urlare a più non posso. Io e Moratti da quel giorno lo prendemmo sotto la nostra protezione, come un fratellino. Nel frattempo giocava, segnava e dedicava i gol al padre alzando gli occhi lucidi e le mani in preghiera al cielo. Da quella telefonata però non è stato più lo stesso. Con Ramiro Cordoba passavamo serate intere a incoraggiarlo: "Ti rendi conto? Sei un misto tra Ronaldo e Ibrahimovic, puoi diventare più bravo di loro, hai tutto".
Abbiamo fallito, non siamo riusciti a strapparlo alla depressione, questa è una cosa che ancora mi fa male..." - Javier Zanetti

AUGURI IMPERATORE

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  • 1 mese dopo...
  • 1 anno later...

FERMI TUTTI

 

Cita

L’allenatore dei torinesi è Edoardo Bosio, un altro dei pionieri del calcio italiano: commerciante di stoffe e fondatore del primo birrificio d’Italia, ha contratto la febbre del football in un lungo soggiorno a Nottingham. 

 

Modificato da Mist
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