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Fedor Dostoevskij - Delitto e Castigo


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Oh mamma mia.

I russi hanno nome, patronimico e cognome. Non è colpa di Dostoevskij.

E' come se un tizio leggesse le nostre conversazioni e trovasse riferimenti a te una volta come Annalisa e una volta come Zero, per noi è facile riconoscerci ma un "esterno" dovrà imparare nomi, cognomi e nickname.

Ciò che tu ritieni inverosimile è semplicemente verosimile nella società in cui ciò accade, ovvero in Russia a fine '800. E' inverosimile per gli italiani del 2015 un rapporto di fedeltà amicale, una devozione religiosa che filtra anche i crimini più efferati attraverso la Provvidenza e li comprende e li perdona, un senso dell'orgoglio dovuto al lignaggio, ai nobili natali che, chiaro, adesso farebbe ridere chiunque nel 2015 in Italia, ma che così non era (anche in Italia) qualche decennio fa.

Se parti con la pretesa di adattare ciò che è stato pubblicato nel 1866 nell'allora impero zarista sovietico al tuo tempo ed alla tua nazione, bè... A mio avviso hai sbagliato completamente approccio di lettura.

Per la cronaca, le tue inverosimiglianze sono tutte realistiche nel contesto del romanzo, tutte ampiamente giustificate e attese dalla descrizione precedente agli episodi che citi che Dostoevskij fa dei personaggi che ritieni inverosimili. :)

Le fasi descrittive, oltre a NON essere pesanti a mio modo di vedere (il romanzo presenta continui fatti, dialoghi, avvenimenti, alternati ai momenti di introspezione dell'animo di Raskolnikov e a quelli descrittivi, altro che lento), sono assolutamente funzionali al romanzo stesso: la Pietroburgo descritta da Dostoevskij è un protagonista aggiuntivo, i suoi odori opprimenti e nauseanti, le sue bettole rifugi di peccatori e fonti stesse di peccato, le case (stanzette) povere e claustrofobiche che sono frutto della povertà e causa di mali fisici e non (su tutte, la stanza di Raskolnikov che ha grande influenza sui suoi propositi omicidi). Raskolnikov non passeggia per i sentieri delle Alpi Apuane o per il lungomare di Napoli ed è fondamentale che si sappia, perché anche questo contribuisce ai suoi travagli. ;)

Qui apro e chiudo una parentesi: ormai il lettore è molto, troppo influenzato dal cinema. Si pretende che un libro debba avere i tempi cinematografici, che in due ore debbano condensare tutta una storia. Poi, però, quando un grande romanzo viene trasposto su pellicola, chi lo ha letto precedentemente si accorge che "manca questo, manca quello, manca tutto". E cosa manca, di solito? Le descrizioni dell'ambiente, di ciò che accade intorno ai protagonisti, così come le "spiegazioni" di ciò che i protagonisti provano.

Purtroppo, negli ultimi anni il mercato ha offerto tanti, troppi romanzi che io definisco "da autogrill" e che hanno questo taglio spiccatamente cinematografico. Sono i romanzi che "ti prendono" subito, che leggi in un paio di giorni perché hanno questo ritmo incalzante, questo susseguirsi frenetico di eventi, di colpi di scena, di cose nuove che scavalcano quelle vecchie mai pienamente sviluppate. E poi? E poi finito di leggere lo butti lì in un angolo e te ne dimentichi. Mi viene da citare Il Codice Da Vinci come capostipite di questa categoria di romanzi (o comunque come quello che ha fatto maggiore successo). Per carità, presi per quello che sono, si tratta di letture leggere e gradevoli e io stesso ne ho letti diversi del genere.

Ma pretendere che un Delitto e Castigo a caso debba essere giudicato in base a questo format o in base ai tempi cinematografici, bè... Vuol dire avere avuto un approccio completamente sbagliato all'opera, in questo caso, di Dostoevskij. Il fatto che tu seguiti a paragonare il libro a vari film mi fa pensare che hai avuto proprio questo approccio e che quindi il tuo giudizio è un po' inficiato da ciò.

Dopotutto, dal tuo "TUTTAVIA" in poi hai accennato a varie tematiche, a vari spunti di riflessione che Delitto e Castigo ti ha dato.

Per curiosità, quanti di questi spunti ti potrebbe dare un Ready (Player One) a caso?

Ecco la grandezza di Delitto e Castigo, ecco la grandezza della Letteratura, con la L maiuscola.

I romanzi da autogrill ti intrattengono per qualche ora. Un signor autore ti lascia sensazioni, riflessioni, pensieri che a molti (vedi Andrea, vedi me, vedi Jim e i figli di Jim!) rimangono impressi per anni.

E poi, cazzo, non è un giallo! Ma se ti viene detto chiaro e tondo che lui ha ucciso le due donne! Che giallo sarebbe? Mamma mia.

Poi oh, ognuno legge quel che gli pare ed è libero di giudicare come gli pare e piace.

Solo, mi sono inalberato a leggere certe cose che ritengo oggettivamente errate e non mi sono trattenuto. Giudicalo pure un romanzo da 6,5/7, ma non dirmi che è "inverosimile" o che è lento (non leggere mai Kafka in vita tua, un consiglio da amico!) perché ci sono tante descrizioni "inutili"... ;)

Chiudo dicendo che, a dispetto della tua ultima frase "romanzo da leggere ma non da rileggere", venerdì, bloccato dalla neve, dopo aver terminato tutti i libri da terminare, senza corrente e con poche ore di luce a disposizione ho ricominciato un libro: DELITTO E CASTIGO.

Ho già ampiamente oltrepassato la metà del romanzo, va via liscissimo (ripeto, se Dostoevskij è lento evitate Kafka come la peste...) e mi appassiona probabilmente anche più di quanto non fece la prima volta, è per me affascinante ritrovare Raskolnikov, Sonja, Dunja, Razumichin, Marmeladov, Svidrigajlov... E rileggerli con occhi più "coscienti" di qualche anno fa. :)

Quindi, consiglio indubbiamente a chi l'ha letto anni fa di rileggerlo!

Tore, I fratelli Karamazov è una bella impresa da compiere. E' il caso di dire: buona lettura. ;)

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Oh mamma mia.

I russi hanno nome, patronimico e cognome. Non è colpa di Dostoevskij.

E' come se un tizio leggesse le nostre conversazioni e trovasse riferimenti a te una volta come Annalisa e una volta come Zero, per noi è facile riconoscerci ma un "esterno" dovrà imparare nomi, cognomi e nickname.

Ciò che tu ritieni inverosimile è semplicemente verosimile nella società in cui ciò accade, ovvero in Russia a fine '800. E' inverosimile per gli italiani del 2015 un rapporto di fedeltà amicale, una devozione religiosa che filtra anche i crimini più efferati attraverso la Provvidenza e li comprende e li perdona, un senso dell'orgoglio dovuto al lignaggio, ai nobili natali che, chiaro, adesso farebbe ridere chiunque nel 2015 in Italia, ma che così non era (anche in Italia) qualche decennio fa.

Se parti con la pretesa di adattare ciò che è stato pubblicato nel 1866 nell'allora impero zarista sovietico al tuo tempo ed alla tua nazione, bè... A mio avviso hai sbagliato completamente approccio di lettura.

Per la cronaca, le tue inverosimiglianze sono tutte realistiche nel contesto del romanzo, tutte ampiamente giustificate e attese dalla descrizione precedente agli episodi che citi che Dostoevskij fa dei personaggi che ritieni inverosimili. :)

Le fasi descrittive, oltre a NON essere pesanti a mio modo di vedere (il romanzo presenta continui fatti, dialoghi, avvenimenti, alternati ai momenti di introspezione dell'animo di Raskolnikov e a quelli descrittivi, altro che lento), sono assolutamente funzionali al romanzo stesso: la Pietroburgo descritta da Dostoevskij è un protagonista aggiuntivo, i suoi odori opprimenti e nauseanti, le sue bettole rifugi di peccatori e fonti stesse di peccato, le case (stanzette) povere e claustrofobiche che sono frutto della povertà e causa di mali fisici e non (su tutte, la stanza di Raskolnikov che ha grande influenza sui suoi propositi omicidi). Raskolnikov non passeggia per i sentieri delle Alpi Apuane o per il lungomare di Napoli ed è fondamentale che si sappia, perché anche questo contribuisce ai suoi travagli. ;)

Qui apro e chiudo una parentesi: ormai il lettore è molto, troppo influenzato dal cinema. Si pretende che un libro debba avere i tempi cinematografici, che in due ore debbano condensare tutta una storia. Poi, però, quando un grande romanzo viene trasposto su pellicola, chi lo ha letto precedentemente si accorge che "manca questo, manca quello, manca tutto". E cosa manca, di solito? Le descrizioni dell'ambiente, di ciò che accade intorno ai protagonisti, così come le "spiegazioni" di ciò che i protagonisti provano.

Purtroppo, negli ultimi anni il mercato ha offerto tanti, troppi romanzi che io definisco "da autogrill" e che hanno questo taglio spiccatamente cinematografico. Sono i romanzi che "ti prendono" subito, che leggi in un paio di giorni perché hanno questo ritmo incalzante, questo susseguirsi frenetico di eventi, di colpi di scena, di cose nuove che scavalcano quelle vecchie mai pienamente sviluppate. E poi? E poi finito di leggere lo butti lì in un angolo e te ne dimentichi. Mi viene da citare Il Codice Da Vinci come capostipite di questa categoria di romanzi (o comunque come quello che ha fatto maggiore successo). Per carità, presi per quello che sono, si tratta di letture leggere e gradevoli e io stesso ne ho letti diversi del genere.

Ma pretendere che un Delitto e Castigo a caso debba essere giudicato in base a questo format o in base ai tempi cinematografici, bè... Vuol dire avere avuto un approccio completamente sbagliato all'opera, in questo caso, di Dostoevskij. Il fatto che tu seguiti a paragonare il libro a vari film mi fa pensare che hai avuto proprio questo approccio e che quindi il tuo giudizio è un po' inficiato da ciò.

Dopotutto, dal tuo "TUTTAVIA" in poi hai accennato a varie tematiche, a vari spunti di riflessione che Delitto e Castigo ti ha dato.

Per curiosità, quanti di questi spunti ti potrebbe dare un Ready (Player One) a caso?

Ecco la grandezza di Delitto e Castigo, ecco la grandezza della Letteratura, con la L maiuscola.

I romanzi da autogrill ti intrattengono per qualche ora. Un signor autore ti lascia sensazioni, riflessioni, pensieri che a molti (vedi Andrea, vedi me, vedi Jim e i figli di Jim!) rimangono impressi per anni.

E poi, cazzo, non è un giallo! Ma se ti viene detto chiaro e tondo che lui ha ucciso le due donne! Che giallo sarebbe? Mamma mia.

Poi oh, ognuno legge quel che gli pare ed è libero di giudicare come gli pare e piace.

Solo, mi sono inalberato a leggere certe cose che ritengo oggettivamente errate e non mi sono trattenuto. Giudicalo pure un romanzo da 6,5/7, ma non dirmi che è "inverosimile" o che è lento (non leggere mai Kafka in vita tua, un consiglio da amico!) perché ci sono tante descrizioni "inutili"... ;)

Chiudo dicendo che, a dispetto della tua ultima frase "romanzo da leggere ma non da rileggere", venerdì, bloccato dalla neve, dopo aver terminato tutti i libri da terminare, senza corrente e con poche ore di luce a disposizione ho ricominciato un libro: DELITTO E CASTIGO.

Ho già ampiamente oltrepassato la metà del romanzo, va via liscissimo (ripeto, se Dostoevskij è lento evitate Kafka come la peste...) e mi appassiona probabilmente anche più di quanto non fece la prima volta, è per me affascinante ritrovare Raskolnikov, Sonja, Dunja, Razumichin, Marmeladov, Svidrigajlov... E rileggerli con occhi più "coscienti" di qualche anno fa. :)

Quindi, consiglio indubbiamente a chi l'ha letto anni fa di rileggerlo!

Tore, I fratelli Karamazov è una bella impresa da compiere. E' il caso di dire: buona lettura. ;)

Applausi!!!

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Dopo essermi riletto, chiedo scusa se ho ecceduto nei toni, comunque apprezzo che Annalisa abbia deciso di leggere Delitto e Castigo e che abbia colto alcune delle tematiche che lo hanno reso quello che è, a giudizio di molti. Brava e spero che continui a leggere romanzi di tale levatura. :)

Poi, per il resto, ognuno ha le sue idee e le sue opinioni e meno male che il mondo è fatto così. Nulla vieta che sia io ad aver detto cose inesatte, eh! :^_^

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I russi hanno nome, patronimico e cognome. Non è colpa di Dostoevskij.

E' come se un tizio leggesse le nostre conversazioni e trovasse riferimenti a te una volta come Annalisa e una volta come Zero, per noi è facile riconoscerci ma un "esterno" dovrà imparare nomi, cognomi e nickname.

Ciò che tu ritieni inverosimile è semplicemente verosimile nella società in cui ciò accade, ovvero in Russia a fine '800. E' inverosimile per gli italiani del 2015 un rapporto di fedeltà amicale, una devozione religiosa che filtra anche i crimini più efferati attraverso la Provvidenza e li comprende e li perdona, un senso dell'orgoglio dovuto al lignaggio, ai nobili natali che, chiaro, adesso farebbe ridere chiunque nel 2015 in Italia, ma che così non era (anche in Italia) qualche decennio fa.

Se parti con la pretesa di adattare ciò che è stato pubblicato nel 1866 nell'allora impero zarista sovietico al tuo tempo ed alla tua nazione, bè... A mio avviso hai sbagliato completamente approccio di lettura.

Per la cronaca, le tue inverosimiglianze sono tutte realistiche nel contesto del romanzo, tutte ampiamente giustificate e attese dalla descrizione precedente agli episodi che citi che Dostoevskij fa dei personaggi che ritieni inverosimili. :)

Le fasi descrittive, oltre a NON essere pesanti a mio modo di vedere (il romanzo presenta continui fatti, dialoghi, avvenimenti, alternati ai momenti di introspezione dell'animo di Raskolnikov e a quelli descrittivi, altro che lento), sono assolutamente funzionali al romanzo stesso: la Pietroburgo descritta da Dostoevskij è un protagonista aggiuntivo, i suoi odori opprimenti e nauseanti, le sue bettole rifugi di peccatori e fonti stesse di peccato, le case (stanzette) povere e claustrofobiche che sono frutto della povertà e causa di mali fisici e non (su tutte, la stanza di Raskolnikov che ha grande influenza sui suoi propositi omicidi). Raskolnikov non passeggia per i sentieri delle Alpi Apuane o per il lungomare di Napoli ed è fondamentale che si sappia, perché anche questo contribuisce ai suoi travagli. ;)

Qui apro e chiudo una parentesi: ormai il lettore è molto, troppo influenzato dal cinema. Si pretende che un libro debba avere i tempi cinematografici, che in due ore debbano condensare tutta una storia. Poi, però, quando un grande romanzo viene trasposto su pellicola, chi lo ha letto precedentemente si accorge che "manca questo, manca quello, manca tutto". E cosa manca, di solito? Le descrizioni dell'ambiente, di ciò che accade intorno ai protagonisti, così come le "spiegazioni" di ciò che i protagonisti provano.

Purtroppo, negli ultimi anni il mercato ha offerto tanti, troppi romanzi che io definisco "da autogrill" e che hanno questo taglio spiccatamente cinematografico. Sono i romanzi che "ti prendono" subito, che leggi in un paio di giorni perché hanno questo ritmo incalzante, questo susseguirsi frenetico di eventi, di colpi di scena, di cose nuove che scavalcano quelle vecchie mai pienamente sviluppate. E poi? E poi finito di leggere lo butti lì in un angolo e te ne dimentichi. Mi viene da citare Il Codice Da Vinci come capostipite di questa categoria di romanzi (o comunque come quello che ha fatto maggiore successo). Per carità, presi per quello che sono, si tratta di letture leggere e gradevoli e io stesso ne ho letti diversi del genere.

Ma pretendere che un Delitto e Castigo a caso debba essere giudicato in base a questo format o in base ai tempi cinematografici, bè... Vuol dire avere avuto un approccio completamente sbagliato all'opera, in questo caso, di Dostoevskij. Il fatto che tu seguiti a paragonare il libro a vari film mi fa pensare che hai avuto proprio questo approccio e che quindi il tuo giudizio è un po' inficiato da ciò.

Dopotutto, dal tuo "TUTTAVIA" in poi hai accennato a varie tematiche, a vari spunti di riflessione che Delitto e Castigo ti ha dato.

Per curiosità, quanti di questi spunti ti potrebbe dare un Ready (Player One) a caso?

Ecco la grandezza di Delitto e Castigo, ecco la grandezza della Letteratura, con la L maiuscola.

I romanzi da autogrill ti intrattengono per qualche ora. Un signor autore ti lascia sensazioni, riflessioni, pensieri che a molti (vedi Andrea, vedi me, vedi Jim e i figli di Jim!) rimangono impressi per anni.

E poi, cazzo, non è un giallo! Ma se ti viene detto chiaro e tondo che lui ha ucciso le due donne! Che giallo sarebbe? Mamma mia.

Poi oh, ognuno legge quel che gli pare ed è libero di giudicare come gli pare e piace.

Solo, mi sono inalberato a leggere certe cose che ritengo oggettivamente errate e non mi sono trattenuto. Giudicalo pure un romanzo da 6,5/7, ma non dirmi che è "inverosimile" o che è lento (non leggere mai Kafka in vita tua, un consiglio da amico!) perché ci sono tante descrizioni "inutili"... ;)

Chiudo dicendo che, a dispetto della tua ultima frase "romanzo da leggere ma non da rileggere", venerdì, bloccato dalla neve, dopo aver terminato tutti i libri da terminare, senza corrente e con poche ore di luce a disposizione ho ricominciato un libro: DELITTO E CASTIGO.

Ho già ampiamente oltrepassato la metà del romanzo, va via liscissimo (ripeto, se Dostoevskij è lento evitate Kafka come la peste...) e mi appassiona probabilmente anche più di quanto non fece la prima volta, è per me affascinante ritrovare Raskolnikov, Sonja, Dunja, Razumichin, Marmeladov, Svidrigajlov... E rileggerli con occhi più "coscienti" di qualche anno fa. :)

Quindi, consiglio indubbiamente a chi l'ha letto anni fa di rileggerlo!

Tore, I fratelli Karamazov è una bella impresa da compiere. E' il caso di dire: buona lettura. ;)

Concordo al 100%.

Aggiungo solo che il paragone con Player One mi fa davvero sorridere. È come paragonare Maradona a Bitetto.

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Mah... Non si tratta di genere. Player One è una bella storia, a tratti appassionante, ma dire che l'ha scritta uno scrittore mi sembra un po' esagerato. Dialoghi banali, descrizioni scialbe, vuoto in certi tratti dove magari ci sarebbe voluta un po' di forza narrativa, il tutto compensato da una bella idea che appunto ne fa una bella storia, che comunque riesce a coinvolgere.

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Ieri avevo letto il commento di Zero e mi ha fatto molto male. Ho evitato di rispondere perché avrei usato toni ben peggiori di quelli di Moon. Oggi ho letto il post di Moon in spoiler e lo ringrazio per aver scritto più o meno quello che avrei voluto scrivere io in toni MOLTO più tranquilli di quelli che avrei usato io.

Il problema centrale lo ha colto in pieno, secondo me, nel 2015 il pubblico è abituato ad un certo tipo di prodotto e quindi anche nelle opere di oltre un secolo fa si aspetta le stesse tematiche, le stesse premesse, le stesse vicende. Ignora il contesto storico sociale e culturale e dunque focalizza l'attenzione sulla mancanza di alcuni elementi o sulla differenza rispetto a quello a cui è abituato.

Concordo con Aleman, per me Player One è un libro divertente e mi è piaciuto, ma non è un "bel libro". L'ho apprezzato molto e mi sono entusiasmato anche a leggerlo, ma neanche il miglior romanzo d'avventura/azione/thriller contemporaneo potrà mai darmi emozioni lontanamente paragonabili ai libri di Letteratura con la L maiuscola di cui parlava Moon. A me potrà anche piacere la canzonetta del jingle di una pubblicità, ma se mi parli di Mozart o Beethoven è un discorso totalmente diverso. Farne un paragone non ha senso proprio perché sono su due livelli diversi.

Poi ben venga che uno abbia la curiosità di leggere Dostoevskij, meglio averlo letto e averlo accantonato negativamente che non averlo mai letto. Ma bisognerebbe anche rendersi conto che forse il proprio giudizio negativo è influenzato da una visione superficiale e, dal mio punto di vista, dovrebbe essere un incentivo a chiedersi perché e cosa è sfuggito così da poter recuperare le proprie lacune. Poi ognuno fa quel che vuole.

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Oh ma come siete cattivi con me :(.. Non so se avete letto.. ma c'era un tuttavia dopo tutte le premesse negative.. Comunque ora valuto il prossimo libro .. ma dal titolo ho già in mente un libro preciso .. poi vi faccio sapere :D

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Il tuttavia sembrava un mettere le mani avanti sapendo che avresti incontrato risposte del genere. Comunque noi stiamo provando a darti qualche spunto per rivalutare l'opera. Poi ho già detto, se non avessi chiuso la pagina ieri e non fosse arrivata la risposta di Moon oggi io sarei stato MOLTO più cattivo.

Alla fine è anche bello confrontarsi con chi la pensa diversamente, se tu se convinta dei tuoi giudizi (e del tuo "6,5") sono disposto a sentire le tue argomentazioni. Possibilmente evitando di citare Light Yagami e Player One, magari.

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Il tuttavia sembrava un mettere le mani avanti sapendo che avresti incontrato risposte del genere. Comunque noi stiamo provando a darti qualche spunto per rivalutare l'opera. Poi ho già detto, se non avessi chiuso la pagina ieri e non fosse arrivata la risposta di Moon oggi io sarei stato MOLTO più cattivo.

Alla fine è anche bello confrontarsi con chi la pensa diversamente, se tu se convinta dei tuoi giudizi (e del tuo "6,5") sono disposto a sentire le tue argomentazioni. Possibilmente evitando di citare Light Yagami e Player One, magari.

Ma no, il tuttavia era ciò che avevo apprezzato dell'opera .. :D ho riportato sia le cose che mi hanno dato a noia, sia le cose che mi son piaciute.. poi sicuramente non ho un palato sottile come il vostro e son comunque all'inizio e non riesco a cogliere le varie sfumature per cui magari i miei giudizi potrebbero sembrare superficiali.. ma è un inizio per me..

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  • 3 settimane dopo...

Giusto per mandare un po' a puttane il topic di Abso e farlo arrabbiare vi chiedo, quali sono i vostri 3 scritto preferiti?

Io:

-Murakami

-Dostoevskij

-Calvino

Al primo posto, parimerito Benni e Pennac. Li amo, e sono profondamente convinta che in realtà siano la stessa persona nata in due posti diversi. Ammaniti tendo a metterlo nel mazzo con loro, ma sta un gradino più in basso.

Poi cambio abbastanza genere e devio sulla fantascienza (eredità di mio padre) con la Bujold (scrittrice che adoro) e Zelazny, ma cito anche la LeGuin.

Poi arrivano un sacco di scrittori che mi piacciono, ma di cui magari ho letto solo un libro o due (Allende, Murakami, Gaiman, Dostoevskij, Chekhov, Izzo e ce ne sono sicuramente altri che non mi vengono in mente ora).

[Calvino era il mio autore preferito a 11-13 anni... poi non so perchè è passato in secondo piano. Qualche annetto fa avevo anche pensato di riprendere i suoi libri e rileggermeli, ma poi sono naufragata in qualche boh, distrazione delle mie.]

E aggiungo che sono ormai anni che leggo pochissimo... non ho ben capito perchè.

[Cioè, ora principalmente perchè non sto a casa a Roma, dove ho due corridoi e una stanza piena di libri, e da pc odio leggere.]

Tornando in tema: io Delitto e Castigo l'ho letto al liceo e mi piacque tanto tanto! Della storia mi ricordo ormai poco, ma ricordo l'impressione, viva, dei pensieri e delle pippe mentali del protagonista. Il senso del libro (per la me liceale) era tutto lì: un viaggio profondissimo nel... non so se dire animo o mente o cosa, di quell'umano.

E, per la cronaca, l'unico altro libro di Dostoevskij che lessi dopo, sempre dato dalla prof d'italiano, fu Memorie dal sottosuolo, anche quello bellissimo! Però all'epoca ero l'unica a cui era piaciuto... e, ammetto, non sono mai riuscita a capire come le stesse persone che avevano adorato, come me, Delitto e castigo, non avessero apprezzato Memorie dal sottosuolo.

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  • 9 mesi dopo...

Lessi "Delitto e castigo" al liceo e lo adorai. Mi colpirono soprattutto i pensieri del protagonista e le descrizioni di San Pietroburgo, città che mi affascinava perché era stata fondata per ragioni belliche in un'area acquitrinosa e spopolata ed era poi cresciuta a dismisura nel corso del Settecento.

Dostoevskij su tutti. Poi Svevo.
Al terzo posto avrei messo Kafka fino all'altro ieri, ma ho letto in apnea Cuore di cane e Bulgakov sta guadagnando molte posizioni.

Diciamo che i primi due sono storicamente lì (Svevo è un amore liceale, Dostoevskij è partito da lì ed è durato negli anni), il terzo posto è dettato dalle letture del momento. :)

Dostoevskij e Kafka sono tra i due miei autori preferiti. Svevo mi ha rovinato la vita perché da quando ho letto "La coscienza di Zeno" ogni tanto mi capita di camminare in modo strano. Però il libro mi era piaciuto molto, soprattutto le parti sul fumo e sul padre.

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