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Aiuto film David Lynch


Juris
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un mio amico prima di ieri sera, di David Lynch, aveva visto solo Dune e non ne aveva un buon ricordo... Così ho pensato bene di fargli vedere Mulholland Drive che gli è piaciuto talmente tanto che adesso vorrebbe vedere qualcos'altro di questo regista... Io che di Lynch a parte Mulholland Dr ho visto solo Twin Peaks (che sto già provvedendo a recuperare ma ci vorrà tempo) non saprei cosa consigliargli, voi che siete più esperti di me mi fate una classifica dei film da vedere??

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Se gli è piaciuto MD gli consiglio:

- Strade Perdute : il suo capolavoro, in my honest opinion.

- Velluto Blu : film cupissimo.

- Inland Empire : l'ultimo, il più indecifrabile (diciamo che è tutto una manifestazione dell'inconscio).

Poi ce ne sarebbero altri due pazzeschi ma sono difficili da digerire:

- Eraserhead : il primissimo, un cult underground, a dir poco inquietante. Era uno dei film preferiti di Kubrick, lo proiettava durante le riprese di Shining per mettere gli attori nell'atmosfera che desiderava.

- GrandMother : è un corto, allucinante.

Ah, Dune è il peggior film di Lynch.

Modificato da GURU baba rey
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un mio amico prima di ieri sera, di David Lynch, aveva visto solo Dune e non ne aveva un buon ricordo... Così ho pensato bene di fargli vedere Mulholland Drive che gli è piaciuto talmente tanto che adesso vorrebbe vedere qualcos'altro di questo regista... Io che di Lynch a parte Mulholland Dr ho visto solo Twin Peaks (che sto già provvedendo a recuperare ma ci vorrà tempo) non saprei cosa consigliargli, voi che siete più esperti di me mi fate una classifica dei film da vedere??

Che Ingenuo il tuo amico!

Comunque della suo prima opera Eraserhead (1977) si dice che fosse il film preferito di Kubrick

The elephant man (1980) fu candidato a 8 Oscar, anche se scandalosamente non ne vinse nemmeno uno

Velluto blu (1986), escluso dal Festival di Venezia con l'accusa di pornografia gratuita, rimane la sua "creatura" più personale e singolare dalle origini.

Cuore Selvaggio (1990) ha vinto a Cannes tra fischi e polemiche

Da vedere se sei fan di Twin Peaks anche Fuoco Cammina con me, seppur deludente per molti, e l'ultimo Inland Empire (2006)

Modificato da Rezan
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Avvertilo di abbandonare i propositi di comprensione ma seguire il flusso e casomai ripensarci dopo. Esperienza sublime.

A differenza di quello che può sembrare (una specie di spoiler) questo è un consiglio che secondo me migliora tantissimo l'esperienza visiva\emotiva di Inland Empire.

Se lo guardi stando attentissimo a tutti i dettagli nel tentativo di trovare un nesso logico (che probabilmente non c'è) ti sfianchi e dopo due ore crolli.

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Se lo guardi stando attentissimo a tutti i dettagli nel tentativo di trovare un nesso logico (che probabilmente non c'è) ti sfianchi e dopo due ore crolli.

Vabbè ma chi è quel pazzo che lo fa?

Io ho gettato la spugna dopo pochi minuti.

Però per me un difetto ce l'ha: troppo lungo, tre ore sono troppe, devo dire che l'ultima mezz'ora ero un po' stufo.

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Vabbè ma chi è quel pazzo che lo fa?

Io ho gettato la spugna dopo pochi minuti.

Io l'ho fatto per un'oretta buona, infatti dopo ne ho risentito tantissimo. Alla fine ero così distrutto che durante gli ultimi 30-45 minuti non vedevo l'ora che finisse il film, non ne potevo più.

Al di la di tutto è vero, tre ore sono troppe, avesse concentrato tutto in due era perfetto.

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certo che se INLAND EMPIRE dure tre ore mi sa che per il momento lo scarto e come consiglia il Ronnie gli propongo di vedere Strade Perdute... riguardo Twin Peaks non gli posso far vedere l'ultima puntata senza che ha visto il resto! Altrimenti scopre già come va a finire...

Comunque sul lasciarsi andare alla visione del film senza cercare spiegazioni varie non ci sono problemi, infatti questo è stato lo spirito mentre si guardava MD e che ovviamente l'ha incuriosito tanto da voler vedere subito qualcos'altro di Lynch...

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  • 10 anni later...

Anziché aprire una nuova discussione visto che il necroposting day si avvicina riprendo questa.

 

Prendo spunto per continuare questo discorso.

 

Ecco qui l'introduzione del libro I Segreti di David Lynch di Matteo Marino, ho letto solo questa per ora, ma mi ha già aperto gli occhi. ATTENZIONE contiene spoiler di The Elephant Man e in minima parte anche di Twin Peaks The Return, Strade Perdute, Mulholland Drive e INLAND EMPIRE.

 

Spoiler

For What I Can't Actually See

 

C'è una scena, in The Elephant Man (1980), o meglio una serie di scene, che mi ha sempre colpito. Mi riferisco a tutti quei momenti in cui John Merrick è impegnato nella realizzazione di un modellino della cattedrale di San Filippo mentre è ricoverato al Royal London Hospital. La prima cosa che colpisce dell'impresa è che è soggetta a un grosso ostacolo. Dalla finestra della stanza dove è per così dire confinato, Merrick non può vedere tutta la cattedrale ma soltanto una guglia: un muro impedisce di scorgere altro che non sia quell'unico elemento che svetta nel cielo. Una sola guglia: per ricostruire tutta l'architettura che la sostiene l'Uomo Elefante può affidarsi soltanto all'immaginazione. Lo dice lui stesso a un'attrice di teatro che, toccata dalla sua vicenda, è andata a fargli visita: "Devo affidarmi alla mia immaginazione per quello che da qui non vedo". 

Soltanto anni dopo la visione del film sono riuscito a capire perché quelle scene attirassero tanto la mia attenzione, a discapito di altre più importanti o toccanti. E lo devo alle miriadi di teorie suscitate negli spettatori di tutto il mondo da tre film di David Lynch: Strade Perdute (Lost Highway 1997), Mulholland Drive (2001) e INLAND EMPIRE (2006), opere-puzzle che chiedono di essere ricostruite senza l'aiuto di un'immagine di riferimento sulla scatola, enigmi che invitano a essere svelati pur non esaurendo mai il loro mistero. Con l'avvento, poi, della terza stagione di Twin Peaks (2017), capace di scatenare sui social, sui siti e sulle riviste specializzate un'ulteriore ridda di ipotesi e interpretazioni, il contenuto di quelle scene di The Elephant Man mi è apparso definitivamente emblematico: una dichiarazione di poetica e di metodo, applicabile a tutte le opere di Lynch. Il che è paradossale, essendo The Elephant Man forse il suo film più classico, insieme a Una Storia Vera (tit. orig. The Straight Story, 1999).

Merrick porta a compimento la costruzione del modellino nell'ultima, struggente scena, e in quell'occasione una lenta, maestosa carrellata ce lo restituisce in tutti i suoi dettagli - le finestre, gli archi rampanti, i mattoni, da ogni lato - come fosse una vera, gigantesca cattedrale alla cui edificazione hanno costruito uomini di più generazioni, con le guglie che puntano alle nuvole, anche se in questo caso si tratta solo di tende bianche della stanza d'ospedale, mosse dal vento.

Quando alla fine la macchina da presa inquadra il cielo stellato e veniamo travolti dalla commozione, lì per lì non ci accorgiamo che, narrativamente parlando, c'è qualcosa che non torna al cento per cento. Sì, perché, a parte il forzato isolamento iniziale dell'Uomo Elefante, che non poteva uscire a suo piacimento a causa sia della salute cagionevole, sia dell'aspetto deforme che provocava paura e ostilità nella gente, da un certo punto del film in poi, quando viene accolto favorevolmente dall'alta società londinese e scarrozzato di qua e di là, non c'è una vera ragione per cui non possa dire al cocchiere: «Facciamo una piccola deviazione, passiamo davanti alla cattedrale di San Filippo. E non si preoccupi, neanche scendo, do solo una sbirciatina da dietro la tenda». E invece niente. Non ci passano neanche per sbaglio, davanti a quella benedetta cattedrale. Sembra un'incongruenza, e invece è una svolta. Perché è proprio nei punti "oscuri" o apparentemente "deboli" di un film, nelle pieghe delle sue contraddizioni, che si nascondono in bella vista le chiavi di lettura più interessanti, come ha spiegato bene Paolo Bertetto (2006b).

A proposito di questo punto oscuro di The Elephant Man, potremmo pensare che Merrick non avesse proprio intenzione di andare a vedere la cattedrale. Sarebbe una sua precisa scelta. Non vuole vederla perché in questo modo può continuare a costruirla come vuole lui, secondo il suo punto di vista, a partire dalle esigue informazioni in suo possesso e avendo a disposizione, come materiale, solo alcune scatole di cartone trovate tra i rifiuti dell'ospedale. Quel modellino prima di ogni altra cosa è un'elaborazione mentale e sentimentale fatta in base alle sue possibilità e alla porzione di realtà inquadrata dalla finestra.

Non è quello che fa ogni spettatore attraverso la finestra dello schermo? Qualsiasi sia il film, anche quello dalla trama più semplice e dal significato più manifesto, esso prende vita grazie alla nostra attività di ricostruzione. Come spettatori non ci limitiamo a riempire gli spazi tra una scena e l'altra, ma proviamo ad anticipare gli eventi, immaginare retroscena plausibili, rispondere alle domande poste esplicitamente o implicitamente dalla storia, ci immedesimiamo, rimettiamo in ordine i pezzi della trama se ci sono flashback o flashforward, e ne inseguiamo il senso a partire dalle nostre precomprensioni e aspettative. Così il film nella nostra mente diventa più grande della porzione di finzione che lo schermo ci dischiude, come un albero che ramifica e fiorisce più rigoglioso dopo la potatura. Nei casi più potenti, è capace di mettere radici nel nostro immaginario. Questo processo è particolarmente stimolato dai film di Lynch, soprattutto da Strade perdute in poi (ma i semi erano già stati piantati nel lungometraggio d'esordio del 1976, Eraserhead, anzi nel mediometraggio che lo precede, The Grandmother, del 1970).

Anche un biopic in un certo senso lineare come The Elephant Man sembra suggerirci che, ogni volta che assistiamo a un film (o a qualsiasi cosa, se è per questo), quello che abbiamo davanti agli occhi non è qualcosa di "oggettivo": dentro ci mettiamo qualcosa di noi. C'è sempre il nostro sguardo sovrimpresso sopra, come nella scena in cui John Merrick assiste a teatro al Gatto con gli stivali, o come nella penultima puntata di Twin Peaks - Il ritorno (tit. orig. Twin Peaks — The Return) quando alla stazione dello sceriffo gli occhi di Dale Cooper occupano in trasparenza tutto lo schermo mentre la scena che lo vede protagonista prosegue, apparentemente indipendente e assolutamente teatrale, con tutti i personaggi a raccolta come per l'inchino finale... Queste sovrimpressioni gemelle a distanza di trentasette anni vogliono forse sottolineare due momenti di consapevolezza, momenti in cui "ci guardiamo guardare", e la realtà in entrambi i casi appare come un teatro in cui il sipario si solleva come il velo di Mâyâ di cui parlano alcune scuole filosofiche indiane. Ci torneremo su. Per ora rimaniamo su questo dato: l'opera "così com'è" si fonde sempre con le nostre elucubrazioni, i nostri gusti, le nostre competenze, insomma con la nostra immaginazione, che la completa. O la rifiuta, anche violentemente: è il destino di molte opere di Lynch presso una parte di pubblico, come vedremo. 
Più va avanti nel suo percorso artistico, più Lynch estremizza questa intuizione, facendoci entrare nella mente e nell'animo dei suoi protagonisti fino al punto di far coincidere lo sguardo della cinepresa con la loro stessa percezione, anche quando fosse alterata. Vediamo con gli occhi di Fred/Pete in Strade perdute, di Betty/Diane in Mulholland Drive e di Lost Girl/Nikki Grace in INLAND EMPIRE. Di film in film viene data sempre più fiducia allo spettatore, e che siamo un elemento attivo e fondamentale ci viene suggerito già in The Elephant Man. Ecco, l'idea alla base di quella serie di scene con il modellino è come un segreto che Lynch ci sussurra all'orecchio. Il segreto è questo: il compito del regista è quello di mostrare sullo schermo solo una guglia; il compito dello spettatore è quello di ricostruire la cattedrale.

 Un'ultima cosa prima di cominciare. Per quanto sia affascinante la sfida che queste opere lanciano allo spettatore, il primo effetto che hanno su di noi è quello di una profonda emozione ogni volta che le vediamo. Il loro fascino va molto al di là della semplice esigenza di risolvere un rompicapo: sono opere che impegnano sia la mente, sia il cuore, in quanto esperienze fortemente coinvolgenti (a volte sconvolgenti) che rimangono impresse anche a distanza di anni. Anche a distanza di ventisette anni, come è accaduto con Twin Peaks. Del resto «l'arte deriva dall'interazione della mente con il cuore». È una definizione del guru di Lynch, Maharishi Mahesh Yogi, fondatore della meditazione trascendentale. Quello che ho intenzione di fare qui è proporre suggestioni e chiavi di lettura (sia consolidate, sia inedite) per provare a decifrare i passaggi più oscuri di Strade perdute, Mulholland Drive, INLAND EMPIRE e Twin Peaks Il ritorno, coinvolgendo per estensione tutta l'opera lynchiana. Nel farlo cercheremo di tenere sempre presente che la forza di questi capolavori risiede tanto nelle profondità dell'impero della mente, quanto nell'imprevedibilità di un cuore selvaggio. 

Per quello che da qui riesco a vedere.

 

 

L'ho trovato molto interessante soprattutto per le frasi che ho grassettato. Sarei curioso di sentire cosa ne pensate voi, soprattutto i detrattori.

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Mi ero dimenticato di commentare il post @absolute

Eh, allora, le premesse del discorso non mi sono piaciute: davvero possiamo assumere che Merrick non vada mai a visitare la Cattedrale una volta che può uscire? Mi sembra un'interpretazione opinabile dell'autore del testo (non ricordo se questa cosasi capisce  nel film, magari mi sbaglio).

 

E da qui non mi sono sentito in linea nemmeno con il resto del discorso
"Qualsiasi sia il film, anche quello dalla trama più semplice e dal significato più manifesto, esso prende vita grazie alla nostra attività di ricostruzione. Come spettatori non ci limitiamo a riempire gli spazi tra una scena e l'altra, ma proviamo ad anticipare gli eventi, immaginare retroscena plausibili, rispondere alle domande poste esplicitamente o implicitamente dalla storia, ci immedesimiamo, rimettiamo in ordine i pezzi della trama se ci sono flashback o flashforward, e ne inseguiamo il senso a partire dalle nostre precomprensioni e aspettative. Così il film nella nostra mente diventa più grande della porzione di finzione che lo schermo ci dischiude, come un albero che ramifica e fiorisce più rigoglioso dopo la potatura."

 

Questo per me è vero solo in parte: io non voglio mai discostarmi troppo dagli elementi presenti nel film, per capire cosa il film mi ha trasmesso e cosa mi ha comunicato. Questa attività di ricostruzione, di immaginare retroscena, ecc. la faccio solo in minima parte, per non rischiare di caricare l'opera di significati/sensazioni che all'autore magari non sono mai passati per la testa.

Non voglio dire che molti film (come quelli di Lynch) non evochino nulla oltre a quello che si vede su schermo, ci mancherebbe, ma il tono dell'articolo che hai postato mi sembra estremizzare troppo questa direzione (per esempio, vedi la premessa su The Elephant Man: è una premessa fondata su qualcosa di vero o se l'è sognata lui questa interpretazione?) e non mi ci ritrovo.

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1 ora fa, JackShepard dice:

io non voglio mai discostarmi troppo dagli elementi presenti nel film, per capire cosa il film mi ha trasmesso e cosa mi ha comunicato. Questa attività di ricostruzione, di immaginare retroscena, ecc. la faccio solo in minima parte, per non rischiare di caricare l'opera di significati/sensazioni che all'autore magari non sono mai passati per la testa.

 

Concordo con Jack.

 

Per questo nella "parabola" di Lynch io personalmente considero Strade perdute il suo vero capolavoro (ogni volta che rivedo mi mette i brividi), Mulholland Drive un altro gran film che però estremizza troppo l'idea originaria compiacendosi troppo, mentre con Inland Empire rispetto all'estremo di MD è "passato di là", e il film è alla fine solo una immensa presa per il culo dello spettatore.

Modificato da Ronnie Rava
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Non sono d'accordo. O meglio, la vedo diversamente da voi.

 

Di sicuro l'interpretazione di The Elephant Man sul modellino di Merrick non è stata mai confermata da Lynch. Però l'autore è il fondatore di davidlynch.it, quindi presumo che teoria del genere o le ha trovate lì o le ha abbondantemente discusse e sviscerate con altri fan. Sul fatto che sia vero come significato posso capire lo scetticismo. Ciò non toglie che l'analogia che fa per me è pertinente, perché Lynch non ha mai spiegato nulla e lo spirito del "far ricostruire l'opera completa allo spettatore" è palesemente presente in tutta l'opera lynchana.

Che Merrick sia andato o meno in carrozza lì, è ininfluente, parlare di questo è come guardare il dito anziché la luna. Di sicuro il discorso non vale per tutti. Lynch sfrutta molto di più questo principio, mentre altri film sono lineari. Poi va beh, io trovo assurdo che ci sia gente che ancora sta lì a domandarsi il significato di Inception (io ancora cerco di capire cosa ci sia da capire, non vedo alcuna ambiguità). Quindi forse sì, il discorso sul fatto che anche i film più semplici lascino spazio per ragionamenti esterni è un po' forzato, ma ci può stare.

 

Sul discorso di Ronnie sulla trilogia di Lynch, non mi trovo d'accordo. Leggendo il libro da cui è tratto il testo che ho riportato, ho scoperto diverse cose su Strade Perdute e devo ancora leggere le parti su Mulholland Drive e INLAND EMPIRE. Onestamente io preferisco Mulholland Drive tra i tre, ma il terzo non l'ho ancora "metabolizzato", sono curioso di vedere cosa leggerò su questo libro.

 

Ad ogni modo secondo me anche leggere un punto di vista diverso è interessante. L'interpretazione delle guglie mi è piaciuta. D'altronde se non è da interpretare così, allora come? Magari se non vi piace è un modo per farvi trovare la vostra lettura. Anche perché non credo che sia messa lì senza motivo. E questa chiave di lettura mi è piaciuta. Proprio perché, come dice l'autore stesso, calza anche con le produzioni precedenti ed è coerente con le dichiarazioni di Lynch quando risponde alle persone che gli chiedono spiegazioni sulle sue opere.

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1 ora fa, absolute dice:

Non sono d'accordo. O meglio, la vedo diversamente da voi.

 

Di sicuro l'interpretazione di The Elephant Man sul modellino di Merrick non è stata mai confermata da Lynch. Però l'autore è il fondatore di davidlynch.it, quindi presumo che teoria del genere o le ha trovate lì o le ha abbondantemente discusse e sviscerate con altri fan. Sul fatto che sia vero come significato posso capire lo scetticismo. Ciò non toglie che l'analogia che fa per me è pertinente, perché Lynch non ha mai spiegato nulla e lo spirito del "far ricostruire l'opera completa allo spettatore" è palesemente presente in tutta l'opera lynchana.

E fino a qui sono d'accordo.

Però lo spettatore secondo me deve ricostruire evitando l'errore di trovare significati, interpretazioni e messaggi che nell'opera non ci sono, ma che lui sta forzatamente vedendoci.

 

Cita

Che Merrick sia andato o meno in carrozza lì, è ininfluente, parlare di questo è come guardare il dito anziché la luna.

E' influente riguardo al fatto che l'autore del testo che hai postato scrive proprio:
"A proposito di questo punto oscuro di The Elephant Man, potremmo pensare che Merrick non avesse proprio intenzione di andare a vedere la cattedrale. Sarebbe una sua precisa scelta. Non vuole vederla perché in questo modo può continuare a costruirla come vuole lui, secondo il suo punto di vista, a partire dalle esigue informazioni in suo possesso e avendo a disposizione, come materiale, solo alcune scatole di cartone trovate tra i rifiuti dell'ospedale. Quel modellino prima di ogni altra cosa è un'elaborazione mentale e sentimentale fatta in base alle sue possibilità e alla porzione di realtà inquadrata dalla finestraNon è quello che fa ogni spettatore attraverso la finestra dello schermo?".
 

Pensare che non vada a vedere la cattedrale di proposito è proprio un esempio di ciò che intendo quando dico che si aggiungono significati e interpretazioni superflue, che a all'autore dellàopera magari nonj sono mai passate nemmeno per la testa.
Oh, poi preciso che questa cosa della cattedrale non me la ricordo nel film, sto dicendo che da quello che scrive l'autore del testo che hai postato mi sembra che non ci siano elementi a sostegno della tesi se non il fatto che non ci viene mai mostrato il fatto che lui vada a vedere la cattedrale, che non mi sembra abbastanza. Se poi questi elementi ci sono e non me li ricordo allora ok, ma comunque il senso generale del mio discorso rimane.

 

Cita

Poi va beh, io trovo assurdo che ci sia gente che ancora sta lì a domandarsi il significato di Inception (io ancora cerco di capire cosa ci sia da capire, non vedo alcuna ambiguità). Quindi forse sì, il discorso sul fatto che anche i film più semplici lascino spazio per ragionamenti esterni è un po' forzato, ma ci può stare.

Sul discorso di Ronnie sulla trilogia di Lynch, non mi trovo d'accordo. Leggendo il libro da cui è tratto il testo che ho riportato, ho scoperto diverse cose su Strade Perdute e devo ancora leggere le parti su Mulholland Drive e INLAND EMPIRE. Onestamente io preferisco Mulholland Drive tra i tre, ma il terzo non l'ho ancora "metabolizzato", sono curioso di vedere cosa leggerò su questo libro.

Qua sono d'accordo su tutto.

 

Cita

Ad ogni modo secondo me anche leggere un punto di vista diverso è interessante. L'interpretazione delle guglie mi è piaciuta. D'altronde se non è da interpretare così, allora come? Magari se non vi piace è un modo per farvi trovare la vostra lettura. Anche perché non credo che sia messa lì senza motivo. E questa chiave di lettura mi è piaciuta. Proprio perché, come dice l'autore stesso, calza anche con le produzioni precedenti ed è coerente con le dichiarazioni di Lynch quando risponde alle persone che gli chiedono spiegazioni sulle sue opere.

Ma fino a quando Merrick è chiuso in casa ed afferma "Devo affidarmi alla mia immaginazione per quello che da qui non vedo" sono d'accordissimo con la chiave di lettura proposta dall'autore, mi piace: Lynch tramite quelle parole di Merrick comunica a noi spettatori qualcosa in cui crede fortemente.
Non mi piace lo step successivo "siccome non ci viene mostrato che va a vedere la cattedrale, Lynch vuole farci capire che (o è plausibile pensare che) lui non vada appositamente".

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  • 3 settimane dopo...

Premesso che non sono brava nei commenti e che qualsiasi commento io possa fare sicuramente è stato già condiviso da qualcun altro.

Ieri ho visto Eraserhead, non mi ha annoiato per niente. è riuscito a tenere la mia attenzione (nonostante fosse piena notte) fino alla fine. 
La cosa che mi piace dei suoi film è che non è mai banale. Dopo ogni scena non sai mai come si svilupperà la successiva; e Ogni nuova scena ti stupisce e ti lascia quello sguardo un po sbigottito. 

Personalmente l ho apprezzato molto. 
Onestamente (ed ora so che magari mi prenderete in giro) ma a me l'alieno faceva un sacco tenerezza; poverino mi dispiaceva un sacco :( e ci sono rimasta malissimo quando è morto :( 

Bellissima, invece, la scena da cui deriva il titolo (ma ancor di più la traduzione del titolo in italiano). Cioè in quella scena ti spiazza tantissimo. è bellissima :D 

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