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Ebano
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BRUCIA PALL MALL MA IL MALE NON PASSA...  

 

E le parole nella notte erano nuvole,
e buio a tratti sulle cupole dell’urbe
Foglie di autunno in un folle circuito
Viaggio ellittico di andata e ritorno in un punto
Tu non sai niente di quest’ombra e il rumore che fai
Tu non sai niente di quest’ombra e l'umore che dai
E per chi vive sempre all’ombra resta solo silenzio 
domandandadandandan
Una sera calda con gli occhi truccati in nero lei giunse
La faccia scarna gli anelli d’argento ai piedi, Là il vento 
la sollevava con le eliche dei pensieri, Lei aveva
trucco indelebile capelli neri sui seni
Veniva piano vestita di seta grigia, poi mise
La mano fredda sulla testa di Annalisa, che arresa
La seguì in fretta le prese la mano stretta
La mano che va concessa a una vecchia migliore amica
Perse ogni amico, il suo riso, il sorriso, il profilo
del viso fino che aveva il primo mattino
il suo mondo dei giorni chiari gli affetti, gli amici cari
non veniva più a scherzare fra i viali d’ippocastani
Lisa appariva buia e la sua nuova amica cupa
La teneva stretta al braccio e la mano sopra alla nuca
Più il tempo contava le albe, più Lisa perdeva vita
Più quella divenne grande, più Lisa rimpiccioliva
Un giorno col cielo nero la vidi passare in via
Era passato un anno intero pareva una dea punita
Ed aveva, lo sguardo altero nel corpo di una bambina
Con gli occhi cerchiati in nero e la voce della sua amica

Rit:
Dove vai? Cosa fai? Come stai? Che c’è?
Come mai? Dove stai? Ce la fai? Ci sei?
Quando il mondo a corpo morto preme contro di te
Se se Gigante
Piove luce dal cielo
Come un lume dal nero
Forse questo non basterà
Dadandandandandan

Claver:

Lisa era distratta non più attratta dalla gravità
Mente e corpo erano scisse tipo bipolarità
Senza quella voglia di riprendersi la libertà
Allaccia le scarpe come ballerine di Degas
Lisa bandita dal, suo passato sacro Graal
Persa dentro un dedalo di strade come la via Pal
Brucia Pall Mall ma il male non passa
Quei pensieri pesano e le tengono la testa bassa
Mani sudate racchiudono le giornate
Si schiudono come un guscio nell’uscio di mille case
Lasciate torna alla base ripetendosi un frase:
spero che il cuore mi calmi in questa vita kamikaze
suonano rase le note delle emozioni
la notte suda nel letto nel petto palpitazioni
tremori, vari rumori, rancori, rari sapori
sentori di daltonismo nel distinguere i colori
fuori, il mondo si muove ma dentro vagano piovre
e Lisa ha solo una amica che la fissa ma non si commuove
esce in pigiama e gira strana solo quando piove
vaga disperata e un po’ spaesata verso chissà dove
anche i parenti han rinunciato dopo i tentativi
più disperati e reiterati ad esser positivi
l’ipocondrìa dei suoi disturbi neuro vegetativi
la spinge in bagno verso un pacco di antidepressivi

 

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