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scrissi nel 2008 ma sempre troppo attuale Durante tutto l'anno disprezzate, giustamente, chi ammattisce la domenica (nonché dal martedì al giovedì) guardando 22 giovani che rincorrono una palla. Ma come d'incanto, in occasione di europei e mondiali, vi affezionate morbosamente alla nazionale e dichiarate di soffire più di qualsiasi uomo infognato sul processo di biscardi, nell'attesa delle partite e durante le stesse (niente da ridire, viceversa, sulla vostra variopinta partecipazione alle celebrazioni delle vittorie). Oltretutto, pur non padroneggiando non dico la regola del fuorigioco, ma neanche i concetti di assist o di corner, vi lanciate in giudizi tecnici sui de sciglio e i thiago motta che, consideratane la fondatezza, paiono citazioni a memoria di salvatore bagni o vincenzo d'amico. Altro elemento peculiare è l'utilizzo della prima persona nel riferirsi alla propria squadra, di gran lunga più diffuso in voi, rispetto ai tifosi dell'altro genere (cfr. "abbiamo giocato bene" "abbiamo vinto" etc.) probabilmente retaggio dello scimmiottamento del gergo giornalistico. Ma soprattutto, donne, non c'è proprio niente di cui vantarsi, nell'esser malate di tifo. Se continuaste a snobbare altezzosamente il gioco del pallone, come saggiamente solete fare in altri momenti per dedicarvi ad altre edificanti attività, nell'emanciparvi da questi vizi squisitamente maschili, ne uscireste senz'altro più eleganti ed evolute.